W chi non conta niente, l’inno del Sud di Eugenio Bennato

Al Teatro Politeama Pratese arrivano i suoni del Sud di Eugenio Bennato con il suo spettacolo W chi non conta niente.

W chi non conta niente è l’ultimo singolo di Eugenio Bennato, tratto dall’album del 2020 Qualcuno sulla terra, ed è anche il titolo dello spettacolo che il cantautore partenopeo sta portando in giro per l’Italia insieme a quattro musicisti (Ezio Lambiase, Mujura, Sonia Totaro e Francesca Del Duca), in una formazione più leggera rispetto a quelle della Nuova Compagnia di Canto Popolare o i Musicanova.
Venerdì 8 aprile la band, grazie alla Fondazione Cultart, è arrivata al Teatro Politeama di Prato regalando alla cittadina toscana le note magiche del suo Meridione.
Le canzoni e la musica di Eugenio Bennato da sempre mi riportano alla mente il titolo di una raccolta di racconti di Bukowski A Sud di nessun Nord non tanto per i contenuti, totalmente diversi, quanto per questo marchio meridionale che il cantautore, depurato dalla bonaria e inconfondibile parlata partenopea, porta addosso come una seconda pelle.

W chi non conta niente è un viaggio che il cantautore fa tra i suoi successi indimenticabili come Che Mediterraneo sia o Brigante se more e le produzioni più recenti, cariche comunque delle inconfondibili tonalità di tutti i Sud del mondo quali Questione meridionale o Canzoni di Contrabbando.

Ma Bennato il suo messaggio non lo porta solo attraverso le sue canzoni ma anche con brevi monologhi in cui racconta allo spettatore cos’è la questione meridionale, chi sono i briganti e qual è il filo che lega il Sud Italia ai Sud di tutto il mondo.

Ad accompagnarlo con voci potenti e passionali due artiste poliedriche: Sonia Totaro (anche danzatrice) e Francesca Del Duca, percussionista; pecca forse di un eccesso di protagonismo il chitarrista Ezio Lambiase che si lascia in alcuni momenti andare ad assoli di chitarra elettrica che spezzano la melodicità e la musicalità cantilenante dei suoni ancestrali della taranta, finendo con l’oscurare anche il bassista Mujura, poco valorizzato nell’ensemble.

Nel complesso lo spettacolo di Bennato risulta un po’ sottotono, forse penalizzato anche della location, il teatro, che non gli è tra le più congenite, abituato com’è a esibirsi davanti a folle danzanti (o tarantolate, appunto) in piazze e centri sociali.