Quel brivido che corre sul filo della lavagna: Rhizikon

[rating=4] Ci sono performance artistiche, che nonostante la loro brevità, riescono in pochi minuti a catturare e catapultare lo spettatore in un’altra dimensione. Magia del teatro e dei giusti ingredienti scenici. Per esempio, prendi un’attrice con formazione circense e studi di danza contemporanea, una lavagna verde ancorata a terra, dei gessetti, luci, suono, e il gioco è fatto. Bastano 25 minuti per assistere a qualcosa di originale, giocoso e poetico. Ma soprattutto rischioso.

È quanto accade in Rhizikon, una performance ideata da Chloé Moglia e nata per essere rappresentata nelle scuole superiori francesi, che ha visto in solitaria sulla scena la dinamica Mathilde Arsenault Van Volsen unica interprete di una prestazione che la vede attrice, acrobata, disegnatrice, e anche al mixaggio luci/audio. L’esibizione andata in scena al Teatro Fabbricone di Prato, all’interno del Contemporanea Festival, è un’idea in divenire per uno spettacolo, come spiega l’attrice al termine, una sorta di primo studio, che comunque appare già ben strutturato e con un percorso lineare e concluso.

Rhizikon - foto Ilaria Costanzo

In uno spazio intimo, con i soli due oggetti in scena (lavagna e gessetto), la trapezista ha dato forma al concetto di rischio, in senso figurativo e visivo. La lavagna diviene superficie e piano, per disegnare precipizi, cadute e scenari sui quali l’artista interagisce con acrobazie leggere e figure sospese, sul filo del rasoio, in un equilibrato dialogo tra disegno, poesia e azione. Alla bella prova fisica di Mathilde Arsenault Van Volsen si somma l’abilità nel disegnare i fumetti, tocco ironico dello spettacolo, spesso realizzati velocemente durante posizioni a testa in giù, con continue cancellazioni e nuove azioni, creando un’animazione ai personaggi (sempre tragica), che ricorda per gesto creatore e minimalismo “La linea” del geniale Osvaldo Cavandoli.

Una ricerca sul pericolo e il suo limite, come il fascino di camminare sullo strapiombo o guardare giù da un dirupo, quel senso di vertigine che nonostante la paura di cadere cattura ogni individuo. Un rischio che cela in sé l’energia della vita.

Una rappresentazione in verticale, con un buon impianto sonoro, che rievoca le sospensioni di Nos Solitudes (leggi la recensione dello spettacolo) di Julie Noche visto lo scorso anno sempre a Prato, anche se da un’altezza più rasoterra.

Rhizikon risulta stimolante e misurato, una volta esaurite le trovate sceniche ha il pregio di concludersi con un finale ad effetto (la caduta della lavagna, altra analogia con lo schianto a terra dei pesi di Julie Noche) e nel giusto momento, senza protrarsi, come spesso avviene, in pappardelle e ripetizioni stancanti volte solo ad allungare il brodo.
Anche questo, della brevità, è un rischio che non tutti sanno prendersi.

Rhizikon - foto Ilaria Costanzo

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