
La Sicilia di fine Ottocento va in scena al Piccolo Teatro di Milano La concessione del telefono tratto dal romanzo di Andrea Camilleri su adattamento teatrale dell’autore e del regista Giuseppe Dipasquale.
L’opera è una commedia degli equivoci in gran stile in cui il grande maestro Camilleri intreccia la cronaca dell’epoca a una visione cinica e divertita della realtà.
L’equivoco in questione nasce dalla richiesta della concessione del telefono da parte di Pippo Genuardi (Alessio Vassallo), un donnaiolo incallito, che vuole servirsi di questo nuovo strumento tecnologico per poter prendere appuntamento con la sua amante e vederla ad ogni occasione buona. Fin qui niente di strano se non fosse che nelle sue molteplici lettere per chiedere la famosa concessione del telefono Pippo sbaglia il nome del prefetto Vittorio Marascianno (Alfonso Postiglione) che da quel momento inizia una crociata contro di lui e tenta in tutti modi di farlo arrestare accusandolo di essere un minaccioso socialista sovversivo. Ma i guai per Pippo non finiscono, lungi dall’essere un socialista – lui che di politica non si interessa minimamente -, egli è invece un galoppino del mafioso Don Lollò (Franz Cantalupo) che lo mette alle calcagna di un debitore che però non facendosi trovare fa sembrare Pippo in accordo con lui.
Insomma il povero Genuardi, malandrino voglioso e furbetto, si trova tutti contro: lo Stato, la mafia e la famiglia. La concessione del telefono finisce in tragedia, perchè tra una risata e una battuta sconcia Camilleri ci tiene a ricordare che alla fine la vita altri non è che una tragedia camuffata da commedia.
Di questa magica e incredibile messa in di Dipasquale lo stesso Camilleri disse:
questo copione ha la parola fine, messa nell’ultima pagina. Tuttavia mi sento di chiosare il buon Luigi: è proprio nella messa in scena che inizia un nuovo viaggio del testo, sempre diverso e sempre nuovo, sempre imprevedibile, sempre disperatamente esaltante.
E non ci potrebbe essere descrizione migliore che quella data dal maestro, La concessione del telefono di Dipasquale è disperatamente esaltante nella sua complessità, nei suoi ritmi serratissimi e in quel siciliano stretto e avvolgente, così melodico da coinvolgere anche quando sfugge il senso stesso delle parole.
Star indiscussa della scena è Alessio Vassallo, già interprete di Genuardi per la fiction Rai del 2020 La concessione del telefono – C’era una volta Vigata. L’attore tiene la scena con grande maestria, cattura lo spettatore e da vita a un personaggio a metà tra i cantori e i satiri della mitologia greca. Degni di lui sul palco anche gli altri protagonisti, poliedrici e mutaformi che interpretano in alcuni casi anche più personaggi dando ad un ognuno di essi forma e caratteri.
Il tutto è armonizzato dai giochi di luci e ombre utilizzate nella scenografia da Antonio Fiorentino.
Insomma La concessione del telefono è uno spettacolo ricco e lungo, di quelli che tocca con leggiadria temi importanti e tra le risate riesce a insinuare la sua amarezza e il suo pessimismo di fondo, in modo genuinamente autentico.