
Il vertiginoso tacco a spillo si impunta per terra componendo una camminata quasi militare. Il rintocco del microfono sul palmo della mano scandisce l’atmosfera come un metronomo. L’entrata in scena di Vittoria non poteva essere più incisiva, anche se forse troppo lunga. Così si apre lo spettacolo Allarmi! all’Arena del Sole di Bologna, con Marco Cavicchioli, Giusto Cucchiarini, Luca Mammoli, Massimo Scola, e Agata Tomsic che ha curato anche la drammaturgia del testo di Emanuele Aldrovandi, per la regia di Davide Sacco.
- “Prima che scoppiasse la rivoluzione, l’Europa faceva schifo”. Vittoria (Agata Tomsic) scandisce i suoi slogan con una voce al limite del fastidioso, quasi una cantilena che nasconde già qualcosa di volutamente provocante, ma che per ora resta soltanto inconscio. “Città piene di neri marocchini e zingari, […], se non fosse per la rivoluzione quelli ci avrebbero conquistato”. Ma di quale rivoluzione sta parlando?
Un cambio scena rapidissimo ci porta in una specie di colloquio di lavoro, ma il candidato viene scartato: “peccato mi sembravi più coraggioso […] non ci serve gente che ha paura […] eravamo l’opportunità più importante della tua vita ma l’hai sprecata”. Tutto ruota attorno alla figura di Vittoria che sceglie e arruola persone per la sua personale rivoluzione: il neofascista convinto ma apparentemente non violento, il rissoso che non vede l’ora di picchiare qualcuno, il “cagnolino” che non fa altro che scodinzolarle intorno, innamorato di lei ma troppo ottuso per capire cosa sta per fare. Ognuno di loro appartiene del gruppo per puro interesse o disagio personale, anche Vittoria stessa mostra tutte le sue lacune nell’esilarante dialogo con suo padre, che ipotizza come causa delle stranezze della figlia la possibilità che lei sia lesbica. In effetti Vittoria ha attitudini sessuali discutibili che rendono palese il motivo del suo tono di voce.
Lo spettacolo viene interrotto da alcuni interventi e spaccati davvero carini, come ad esempio il litigio fra la democrazia e un punto di vista definito “estremo”, dove si afferma che “in democrazia non si possono dire tutte quelle cose che metterebbero in crisi la democrazia”, “Tu sei un punto di vista estremo, non puoi esistere”, “e chi lo decide?”, “Io, la Democrazia!”: ma allora che democrazia è? “è una dittatura magnanima…”. Un altro intervento intelligente è quello sul mitomane Erostrato, che non aveva alcuna possibilità di fare qualcosa di grande nella sua vita se non bruciare il tempio di Artemide.
Il gruppo di “rivoluzionari” tenta di uccidere il capo dell’unione Europea per poter cambiare radicalmente l’organizzazione e la vita in Europa. Ma il presidente è un osso duro, un politico navigato, che non si preoccupa per la sua incolumità ma anzi inizia una vera e propria compravendita con gli attentatori, arrivando anche a proporre a questi sprovveduti di buttarsi in politica, “Fatevi votare e venite a Bruxelles […] poi vi criticheremo ma potremo diventare amici…”. Non volendo, il presidente vuota il sacco e ci mostra tutti gli stratagemmi per fregare noi poveri elettori, quanti e quali “zuccherini” ci danno e come ci amministrano da secoli. Nonostante numerosi colpi di pistola, non riescono a fermare il suo eloquio (se uccidi le persone non uccidi le loro idee? Oppure la brutta politica è dura a morire?).
La scena che segue è ancora più “politically uncorrect”, dove Pilato consiglia a Gesù Cristo di non resuscitare, dato che darebbe “un esempio negativo a tutti i matti che verranno dopo di te”, “se tu resusciti crei un precedente pericoloso”.
Uno spettacolo intelligente e sarcastico, dove la rivoluzione e il cambiamento non servono al popolo ma a soddisfare le follie dei singoli oppure, ancora più ottusamente, “andava fatto”: si capisce il paragone al mitomane di prima, e sostanzialmente si mettono sullo stesso piano utilitaristico ed opportunistico i rivoluzionari e i politici che vorrebbero spazzar via. Rivoluzione per ottenere poi cosa? “gli stranieri senza lavoro sono stati espulsi […] la malattia dell’omosessualità è stata debellata […] la pena di morte è diventata retroattiva”… frasi nazifasciste che pronunciate con serietà e fierezza fanno ancora più ridere.
Bella la regia e il testo, scenografia ben curata anche se a volte troppo pompata (come le musiche da discoteca e luci stroboscopiche che aggiungono poco al contesto). Uno spettacolo sicuramente da vedere, pieno di spunti di riflessione.
“Tu hai studiato tutti i rivoluzionari […]: secondo te tutte queste persone avrebbero fatto quello che hanno fatto se avessero avuto qualcuno che li amava?!”