
È una stagione con molte contraddizioni, più che altro in mezzo al guado, in un momento molto difficile: come quel capofamiglia che tira fuori dal suo tesoro cose vecchie e cose nuove, in vista di qualcosa di più in un futuro che si spera migliore. Lunedì scorso 1 giugno è stata inserita sulla pagina Facebook del Teatro il filmato in podcast della Conferenza Stampa che era stata annunciata in diretta alle ore 11,00, sia attraverso la WebTv del Teatro, sia attraverso la pagina Facebook ufficiale, ma invece poi non mandata in diretta per problemi tecnici.
Così, è solo alle 14,30, con una differenza di ben tre ore, che addetti ai lavori e pubblico hanno potuto conoscere gli intenti della nuova Sovrintentenza per la Stagione che verrà. Il nuovo Sovrintendente Stéphane Lissner ha introdotto così la trasmissione nel corso della quale, con un vero e proprio atto di fede, visti i tempi, ha potuto presentare la sua idea del teatro lirico nella contemporaneità, che purtroppo è fatta anche di convivenza con l’epidemia di Covid.
Penso che quando, a suo tempo, Lissner accettò l’incarico al Massimo napoletano, mai avrebbe pensato di inaugurare una incerta stagione come questa che la sorte ci ha dato di vivere. E tuttavia, anche con l’intervento del Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris e con la lettera scritta del Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che Lissner ha letto all’inizio, si è andato chiarendo un disegno che è speranza ma anche certezza, desiderio che diventa, incarnandosi sul palco del nostro antico teatro, ancora una volta, storia, incrociando le nostre vite, cercando di dire qualcosa di decisivo per le esistenze di quanti, al di qua e al di là della quarta parete, si trovano a condividere la stessa essenza, la stessa sostanza di cui son fatti i sogni, incarnati di niente, che sono il teatro.
De Luca nel suo intervento scritto assicura finanziamenti per il Teatro e le maestranze per “oltre dieci milioni di euro”, di cui una parte consistente per una serie di “iniziative di grande qualità” durante la stagione estiva, “concentrate a Napoli ma anche in tutti i territori della Campania”. Evidente l’intento del Presidente della Regione di abbinare in qualche modo la grande cultura, di cui il San Carlo è espressione, con il rilancio dell’economia della Regione, primariamente legata al turismo.
Dopo il saluto a tutti i lavoratori del teatro, ai rappresentanti della stampa, al pubblico e agli sponsor, Lissner ricorda il Direttore artistico Paolo Pinamonti che lo ha preceduto – il nuovo Sovrintendente ha infatti riservato per sé anche questo ruolo – e come egli avesse già in parte preparato la nuova Stagione, per cui si è proceduto, in qualche modo, in tandem a completare il nuovo progetto. Precisazione non da poco, ne discendono infatti due importanti considerazioni che il Sovrintendente comunica: la prima è una dichiarazione – potremmo dire – cautelativa: la sua prima ”vera” stagione sarà in effetti solo la prossima, la 2021-22; la seconda considerazione si inserisce nel più largo orizzonte cui intende guardare Lissner: “per me la Stagione va pensata in un arco di cinque anni… si parte sempre dagli artisti per concepire una stagione”.
È l’annuncio di un metodo e di una progettualità che informa la mera prassi, una modalità che sempre dovrebbe guidare il “fare” di un manager, in qualsiasi campo operi, sistematica dell’ovvio che tuttavia troppo spesso viene disattesa accampando motivi di spesa, di attenzione ai disparati gusti del pubblico, all’esigenza, non raramente, di cercar di “far cassetta”. “Si parte da un Paese, da una Città, dalla storia di un Teatro… storia che nel nostro caso va dal Settecento ad oggi”. Gli anni Cinquanta e Sessanta, ricorda Lissner, fanno parte di questa storia, era l’epoca in cui “due teatri, il Teatro alla Scala e il Teatro San Carlo si contendevano il primato, perché tutte le grandi voci erano presenti, dalla Callas alla Tebaldi, da Corelli a Bastianini, e la loro presenza alimentava la competizione”; di qui parte l’annuncio: “tutti i grandi cantanti della lirica internazionale saranno con noi nei prossimi anni”.
La voce, per “il repertorio italiano e ancor di più ali Sud” ha un ruolo “fondamentale”: di qui si parte per la scelta del repertorio, dalla grande musica napoletana del Settecento per arrivare ai grandi compositori italiani, e questo costituirà la maggior parte dei titoli di cui si popolerà il programma. E poi, accanto ai grandi interpreti internazionali, il Teatro accoglierà “le nuove generazioni dei cantanti italiani”, pur tenendo conto che il Sovrintendente si dice assolutamente “non favorevole al nazionalismo culturale” – per fortuna, aggiungiamo noi – “ma, considerato anche tutto quello che è successo, noi si può pensare a un teatro italiano senza pensare a tutti questi artisti italiani”, giovani interpreti cha cantano bene “ma che fanno anche teatro sul palcoscenico”, perché “il pubblico oggi si attende questo, ha bisogno di teatro, non si accontenta più solo di una bella voce… nessuno spettacolo può rimanere nella memoria se c’è soltanto il teatro oppure soltanto la bella voce, la nostra responsabilità è di sottolineare, allo stesso tempo, la musica e il teatro”, “volontà forte che si esprimerà anche attraverso la presenza di grandi registi”.
Ancor di più oggi, con il Covid, il Teatro dovrà assumere il ruolo “cruciale” che gli compete nel panorama culturale dell’intero Paese: “cercare di avvicinarsi il più possibile ad un pubblico più largo”. Per questo, con l’Università di Napoli Federico II e l’ex ministro per l’innovazione Luigi Nicolais, “abbiamo immaginato insieme una piattaforma digitale… ad altissima tecnologia” che non faccia solo streaming ma, invece, rappresenti una possibilità di rendere il Teatro “produttore di stesso”, portando dappertutto nel mondo, dal cinema alle scuole fino alle periferie difficili, “non solo spettacoli ma anche educational, conferenze, incontri”, un progetto ambizioso e “dal costo importante”, sostenuto dalla Regione “attraverso un progetto europeo”.
Ancor di più oggi, con il Covid, il Teatro dovrà assumere il ruolo “cruciale” che gli compete nel panorama culturale dell’intero Paese: “cercare di avvicinarsi il più possibile ad un pubblico più largo”. Per questo, insieme all’Università di Napoli Federico II e all’ex ministro per l’innovazione Luigi Nicolais, “abbiamo immaginato insieme una piattaforma digitale… ad altissima tecnologia” che non faccia solo streaming ma, invece, rappresenti una possibilità di rendere il Teatro “produttore di stesso”, portando dappertutto nel mondo, dal cinema alle scuole fino alle periferie difficili, “non solo spettacoli ma anche educational, conferenze, incontri”, un progetto ambizioso e “dal costo importante”, sostenuto dalla Regione “attraverso un progetto europeo”.
Così la nuova Stagione, che verrà analizzata in dettaglio prossimamente, vedrà la presenza di grandi star internazionali come Elīna Garanča, Jessica Pratt, famosi direttori d’orchestra come Riccardo Muti, Daniel Barenboim, giovani cantanti di talento come Selene Zanetti, Rosa Feola, Luca Micheletti, artisti che spesso vengono per la prima volta al San Carlo e che animeranno sia la Stagione d’Opera sia la Stagione Concertistica. La conclusione del Sovrintendente è sul prossimo appuntamento, la riapertura del San Carlo, che non avverrà in teatro ma a Piazza Plebiscito, “fortemente voluta dal Presidente De Luca”, con un programma che prevede due opere in versione concertante e un concerto, sempre con la presenza del Coro e dell’Orchestra del Teatro, alla fine di luglio: Tosca, diretta da Juraj Valčuha con Anna Netrebko e Yusif Eyvazov, Aida diretta da Michele Mariotti con Anna Pirozzi, Jonas Kaufmann e Anita Rachvelishvili, infine la Nona di Beethoven diretta da Juraj Valčuha con Maria Agresta e Daniela Barcellona.
Lissner ci tiene in particolare a dire due cose. La prima riguarda i nomi famosi che alla fine di luglio verrano ad aiutare Napoli a ricominciare: non saranno solo una presenza sporadica, ma saranno presenti, nell’arco dei prossimi cinque anni, nei programmi del Teatro; la seconda riguarda Juraj Valčuha: Lissner ricorda come il suo contratto di Direttore musicale arrivi fino a settembre 2021 e, pur non volendo rinnovarlo, tuttavia continuerà a mantenere con l’Orchestra “un rapporto stretto”, prevedendo anche, nella Stagione 2022-23, un “programma particolare”.
Conclude infine, a nome della città, il Sindaco de Magistris, per il quale “mettere al centro della città a luglio il San Carlo a Piazza Plebiscito”, con i grandi interpreti che “so che hanno accettato con molto entusiasmo”, è “davvero una notizia importante”, e che tutto questo avviene grazie al personale tutto del Teatro; in particolare de Magistris annuncia che in settimana si chiuderà un’intesa tra il Teatro e la Città Metropolitana che prevede “un importante impegno economico” destinato “a mettere in sicurezza il Corpo di Ballo”. “Lei si è trovato a fare il Sovrintendente nel momento più difficile del secolo” sottolinea De Magistris, concludendo, a Lissner, “ma è nei momenti difficili che si vedono le persone capaci di dare prospettive e di questo abbiamo bisogno”.