Furioso Orlando al Teatro Manzoni di Pistoia

Dal 16 al 18 novembre al Teatro Manzoni di Pistoia. Dopo il  successo di Eva contro Eva, la stagione del Manzoni cala un altro asso con lo spettacolo FURIOSO ORLANDO in scena dal 16 al 18 novembre, nell’adattamento dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto curato da Marco Baliani (che firma anche la regia). Protagonista un attore molto amato dal pubblico, Stefano Accorsi, perfettamente a suo agio tra cinema, teatro e televisione, già apprezzato sulle scene toscane nel 2009 nel ruolo del tormentato sacerdote de Il dubbio di Shanley. Al suo  fianco, l’attrice-cantante-musicista Nina Savary.

Prodotto da Nuovo Teatro/Teatro Stabile dell’Umbia, Furioso Orlando si avvale delle scene di Bruno Buonincontri, dei costumi di Alessandro Lai e del disegno luci di Luca Barbati.

In questo nuovo adattamento, che giunge a distanza di oltre quarant’anni dalla storica edizione firmata da Luca Ronconi, Marco Baliani punta a far risuonare le ottave di Ariosto in “sempre nuove sorprese, in voci all’ascolto inaspettate, in suoni all’orecchio stupiti”, dove “Stefano Accorsi,  monologando, narrando, melologando, digressionando, è al contempo molti volti e cuori e multiformi voci e diversificati corpi”, così che “il cambio di registro interpretativo, vocale, ritmico restituisce il gioco ariostesco, le sospensioni, gli appuntamenti posticipati a riprendere il filo e il fiato, i flash back, i corto circuiti.”

Dopo Pistoia, lo spettacolo continuerà la tournée toscana ad Empoli (Teatro Excelsior, 19 novembre), per essere poi al Teatro della Pergola di Firenze dal 20 al 25 novembre, ed infine a Poggibonsi (3/4 dicembre) e Chiusi (5 dicembre). 

 

“IL TEATRO SI RACCONTA”

SABATO 17 NOVEMBRE 2012, ore 17.30 Biblioteca San Giorgio (Via Pertini, Pistoia)

INCONTRO CON STEFANO ACCORSI e NINA SAVARY

Introduce Saverio Barsanti, direttore artistico Associazione Teatrale Pistoiese

ingresso libero fino ad esaurimento posti

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NOTE DI REGIA DI MARCO BALIANI

Il campo di battaglia è allestito, eserciti di fedi diverse sono pronti ad affrontarsi, ma appena il canto parte, tutto si dissolve. Basta che Angelica fugga a cavallo ed ecco che la Storia grande si sfalda e lascia il passo ad un infinito inseguimento di piccole ma dense vicende, l’un dentro l’altra avviluppate. Dal rocambolesco proliferare di avventure e personaggi che anima la gran giostra dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, ho scelto di seguire una sola traccia, quella che permette all’intero poema, fin dall’inizio appunto, di dispiegarsi e vivere, le orme che Angelica lascia sul terreno, quella è la traccia da seguire. È come se da subito ci fosse un suono che accompagna tutte le storie, un galoppare

di cavalli in corsa, in lotta, in inseguimento, in volo. Tra i tanti spasimanti inseguitori, ce n’è uno, Orlando, che va precipitando di canto in canto dentro una modernissima patologia, di cui Ariosto è ironicamente consapevole, la fantasmagoria dell’amore non ricambiato.

Il titolo stesso dello spettacolo rovescia l’originale dell’Ariosto, e mette al primo posto la furia dell’amore non corrisposto.

Orlando crede che per il solo fatto che è lui ad amare Angelica, lei debba essere sua, da sempre e per sempre, e non sopporterà che possa essere di un altro, specie poi quando scoprirà che l’altro non è nemmeno un prode cavaliere del suo rango ma un semplice soldato di fanteria.

Allora scatta la furia e la pazzia, la stessa che riempie le nostre quotidiane cronache,

con donne che finiscono la loro vita per mano di uomini che dicono di amarle

perdutamente. Ma qui gli inseguimenti e la gelosia e poi ancora la pazzia e la furia vengono risolti

con la leggerezza della rima, del gioco sonoro di citazioni e assonanze, con la soavità del volo, perché le storie servono sì a parlare del mondo ma anche a renderlo meno terribile. Ecco dunque che i duellanti del nostro spettacolo non saranno i tanti paladini e cavalieri sempre attratti da sfide e tenzoni e furti di cavalli e di armerie altrui, ma saranno loro due, Angelica e Orlando, oppure, a volte, con un’altra declinazione dello stesso tema, Ruggiero e Bradamante, uomo e donna insomma, loro si sfidano a singolar tenzone per mostrare i conflitti, le gioie, i dolori, i patimenti che colpiscono come colpi di spada e di lancia, i cuori di chi ama, di chi crede di amare o di essere

amato. Nella nostra giostra anche le ottave dell’Ariosto sono state girovoltate, e altre ne

sono nate, cercando di rendere più orale possibile l’impianto letterario, senza

perderne la costruzione.

Monologando, narrando, melologando, digressionando, le rime ottave del grande poeta risuonano in sempre nuove sorprese, in voci all’ascolto inaspettate, in suoni all’orecchio stupiti.

Stefano Accorsi è al contempo molti volti e cuori e multiformi voci e diversificati corpi, ed è il cambio di registro interpretativo o vocale o ritmico a restituire il gioco ariostesco, i cambi improvvisi di narrato, le sospensioni, gli appuntamenti posticipati a riprendere il filo e il fiato, i flash back, i corto circuiti. E al contempo, mentre è facitore di tante storie e volti, deve sempre sentir montare in sé la frenesia fantasmagorica di Orlando, come un vino che fermenta in non sicura botte. A contrastarlo nel dire e a contrastarlo nell’essere uomo spasimante in perpetua corsa c’è la presenza di Nina Savary, che lo interpella, gli pone questioni, ne commenta le parole, a volte musicando un tema, a volte cantando, o suonando le sonorità sparse che occupano la scena di Bruno Buonincontri con un artigianato sonoro da rumorista radiofonico di un tempo, macchinerie che fanno mare e vento e tempesta e fiato di dragoni volanti, dello stesso color ocra e ruggine dei tendaggi, trapuntati di cuciture di diverse stoffe, che avvolgono tutt’intorno la scena. A ricucire poi di una leggera malia il tutto ci sono le luci di Luca Barbati, che toccano i personaggi e le storie come farebbe una bacchetta magica spostandone le avventure, nei pochi metri reali dello spazio, in luoghi mitici, lontani, oppure ancora citando e facendo il verso a frammenti di cinema, di fumetti, di cultura pop. Ogni tanto qua e là scappa una digressione, come succedeva anche all’Ariosto, e per un momento pare che non si stia parlando di guerre da noi troppo lontane, e che forse le anime palpitanti in questa giostra le conosciamo fin troppo bene.

Marco Baliani

 

La stagione 2012/2013 del Teatro Manzoni di Pistoia è realizzata con il contributo di Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, Eni e  Conad.

Info: 0573 991609 – 27112 On line su www.teatridipistoia.it  e Circuito Box Office

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