
Meritato successo per la prima di Idomeneo al Teatro Carlo Felice di Genova, sotto l’attenta direzione di Riccardo Minasi e l’efficace regia di Matthias Hartmann.
Il prezioso capolavoro mozartiano, tappa fondamentale nello sviluppo della personalità artistica del genio di Salisburgo, gli fu commissionato dal principe elettore Carlo Teodoro di Baviera nel 1780 e andò in scena per la stagione di carnevale dell’anno successivo presso il teatro di corte di Monaco di Baviera. L’opera mostra un impianto tipico dell’opera seria italiana, con l’articolazione in tre atti e la tradizionale alternanza di arie e recitativi, l’impronta metastasiana è evidente nella versificazione di Giambattista Varesco, nella struttura generale del suo libretto e nella tipologia formale di molti pezzi chiusi, ma altri elementi mostrano il crescente interesse mozartiano per l’opera francese: il minor numero di arie, la valorizzazione del recitativo accompagnato alla ricerca di una maggiore continuità drammatica, la presenza di cori, danze, pezzi d’insieme e interludi orchestrali che potenziano la dimensione spettacolare dell’opera.

E come allora, la regia di Matthias Hartmann ne sottolinea la spettacolarità con un allestimento già messo in scena nel 2019 per il Teatro alla Scala, ma reso più minuzioso e attento ad ogni dettaglio rispetto all’edizione milanese. D’effetto la colossale testa del minotauro, chiaro richiamo all’ambientazione dell’opera, ovvero Creta, e lo scheletro ormeggiato di una nave, quella finita alla deriva del protagonista: entrambi gli elementi riempiono e cambiano la scena ruotando all’occorrenza, per dar vita ai diversi luoghi dell’azione e sottolineando con efficacia le molteplici situazioni. Il tutto corroborato dal sapiente uso delle luci di Mathias Märker e Valerio Tiberi, che danno vita allo sguardo infuocato del minotauro, ora all’interrogatorio inquisitore dei sacerdoti, per infine dar corpo al divino volere espiatorio, insieme alle coreografie di Reginaldo Oliveira che muove il Balletto “For Dance” ETS e mimi come demoni incessanti e sinuosi di Nettuno, ed ai bei costumi di Malte Lübben.

Uno spettacolo reso completo dall’attenta direzione di Riccardo Minasi che ripristina alcune delle pagine tagliate dallo stesso Mozart alla prima di Monaco, timoroso della resa dei cantanti, come la splendida e furiosa aria di Elettra “D’Oreste, d’Aiace” per dirigere con enfasi l’Orchestra del Carlo Felice a sottolineare ora i momenti lirici ora i colori tesi dell’azione, mettendo in primo piano l’elaborata orchestrazione mozartiana.
Non da meno tutto il cast, a partire dal protagonista Antonio Poli nel ruolo dello ieratico Idomeneo, diviso in modo drammatico tra il senso del dovere e l’amore paterno, dal bel timbro vocale, duttile e agile nei passaggi più complessi. Eccelle Cecilia Molinari, nel ruolo en travesti del figlio Idamante, sia per vocalità che per presenza scenica, ottima nella parte tormentata del giovane principe delineato con estrema finezza. La affianca Benedetta Torre, un’Ilia moralmente energica, dalla bella armonia espressiva e vocale. Prova discreta per Lenneke Ruiten, la focosa Elettra dalla gelosia corrosiva, fragile nel registro grave e negli acuti. Giorgio Misseri delinea un Arbace importante, ma dai sopracuti non ben padroneggiati.

Ultraterreno al punto giusto Ugo Guagliardo nel Nettuno che incombe sulla platea come Deux ex machina dalla voce terrea e tonante a convertire in modo salvifico il voto di Idomeneo nella richiesta di rinunciare al trono di Creta. Completano il cast il Gran Sacerdote di Blagoj Nacoski, le Due cretesi di Lucia Nicotra e Maria Letizia Poltini e i Due troiani di Damiano Profumo e Franco Rios Castro. Bella prova anche per il Coro diretto da Claudio Marino Moretti dal ruolo drammatico attivo e di primo piano.
Una vera piacevole sorpresa dunque questo nuovo appuntamento operistico del Carlo Felice, salutato con entusiasmo da tutto il pubblico in sala. Chapeau.