
Edito da Garzanti
Traduzione di Lucia Ferrantini
A mia moglie Monica con cui attraverso la vita a passo di danza
Ben Solomon ha 83 anni. Catherine Lockhart è un brillante avvocato. Il connubio tra i due mette insieme una storia che non è solo di giustizia, ma costituisce il riemarginare una ferita, non di un uomo che ha vissuto la guerra e nemmeno di un avvocato che ritrova se stessa, ma di un intero popolo a cui chiedere scusa.
Ben racconta le vicissitudini affrontate nella guerra lampo della Germania contro la Polonia durante la seconda guerra mondiale. Ha ricordi vividi, immagini che bruciano insieme ai sussurri della sua Hannah. Punta il dito contro Otto Piatek, pseudo benefattore che vive a Chicago sotto il nome di Elliot Rosenzweig, un pezzo grosso, una battaglia persa quasi in partenza, quella di mettersi contro di lui. Eppure Ben è sicuro che Elliot sia Otto, il bambino tedesco che la sua famiglia ha accolto in casa durante la guerra, che poi è diventato uno spietato nazista.
Ronald H. Balson delinea due storie parallele, un passato di massacri che torna incessante a chiedere giustizia nel presente attraverso il suo ambasciatore Ben. Le linee temporali si confondono, il dolore dei deportati diventa il dolore di tutti i personaggi, Otto deve pagare per i crimini commessi. Sarà attraverso l’investigatore privato Liam Taggart, che l’anziano si rivolgerà a Catherine, la quale, dopo aver inizialmente rifiutato l’incarico, si lancerà in un’estenuante ricerca delle prove che possano incriminare Otto.
Qualcosa le dice di andare avanti, di arrivare fino in fondo a quella storia di morte. Così, con la determinazione, l’altruismo e quella causa che è diventata ormai anche la sua possibilità di rivalsa come donna, come avvocato che ha dei valori etici che non vuole tradire, la battaglia torna ad essere guerra, ma con uno scenario tutto nuovo.
Attualmente l’autore sta scrivendo un nuovo romanzo su passioni e conflitti del Medio Oriente.