
Edito da Verdechiaro Edizioni
Guido Guidi Guerrera, uno dei massimi esperti di Hemingway in Italia, affronta nel suo saggio, Avatar Beauty Project, il tema della fisiognomica, sostenendo come essa possa definirsi superata nel senso classico del termine. L’autore affronta l’evoluzione del rapporto tra noi e la nostra immagine, tracciando una sintesi, come commenta il professor Marco Klinger nell’introduzione.
A fronte di tutte le persone che fanno ricorso al bisturi, la riflessione sul plasmare la propria immagine per rincorrere un ideale, è interessante se considerata nell’ampio contesto delle variabilità. Guerrera, già dalle prima pagine, appare un po’ estremista: “L’urgenza dell’apparire ha preso ormai il sopravvento sull’essere e questa tendenza – che non è più semplicemente una moda ma un nuovo modello sociale – ci porta a non tollerare più il patrimonio genetico di cui madre natura ci ha dotato e a non subirlo come fosse un verdetto granitico”.
Parlare di nuovo modello sociale è forse un po’ esagerato. La società è fatta principalmente da persone comuni che non hanno necessariamente la necessità di ricorrere alla chirurgia estetica per vivere, ma soprattutto non hanno la disponibilità economica. Avatar Beauty project, in questo senso, circoscrive un mondo che appartiene più alla televisione e ai personaggi dello spettacolo che lavorano con la propria immagine e con facilità gonfiano e sgonfiano le parti del viso.
Un’altra importante distinzione era da farsi tra le persone che si operano per un capriccio di natura puramente estetica, in maniera talvolta superficiale, e quelle che covano un profondo disagio per un naso troppo grosso: “eliminare un difetto fa spesso diventare le persone più serene” afferma Marco Klinger nell’intervista riportata all’interno del libro.
Tuttavia, l’attenzione principale è nel superamento dei canoni della fisiognomica dato che oggi possiamo vestire numerose identità, sia grazie alla chirurgia che alla realtà virtuale. “Ci ridurremo in una dozzina al massimo di fenotipi che si ripetono in fotocopia. – commenta Guerrera – Tante sabrineferilli, tante monichebellucci”. Una visione un po’ catastrofica di una società omologata che non pensa più, si spersonalizza per costituire un nuovo gruppo in cui riconoscersi e accettarsi. Inoltre, parlare di fisiognomica, concetto che peraltro non trova la sua massima diffusione in Italia, appare più un pretesto per una critica aperta alla chirurgia come mezzo per rincorrere un ideale.
“Lo faccio per me stessa”, secondo Guerrera è un luogo comune, ma chi si trasformerebbe in una Sabrina Ferilli se mora e prosperosa non si piace? È proprio vero che nonostante ci si piaccia si cambierebbe solo per gli altri?
La relazione tra la nostra personalità e l’aspetto estetico non cesserà mai di esistere, perché qualunque modifica si faccia ricorrendo alla chirurgia e non solo, sarà comunque dettata da un nostro sentire che ci spinge al cambiamento. L’interpretazione dei volti secondo la fisiognomica classica, dovrà qui trovare la sua evoluzione in nuovi codici di lettura.