Finale d’applausi per il Don Pasquale a Massa Marittima

In una frizzante sera d’estate, nella suggestiva cornice storica dell’incantevole piazza del Duomo di Massa Marittima, si è svolto l’ultimo appuntamento annuale della rassegna Lirica in Piazza 2010 con il Don Pasquale di Gaetano Donizetti.
La rassegna, giunta alle “nozze d’argento” della XXV edizione, è ormai un appuntamento fisso dell’estate per tanti turisti e appassionati d’opera. Quest’anno per festeggiare l’anniversario dei venticinque anni del festival la direzione artistica di Antonietta Stella ha ben pensato di allestite tre opere: la Tosca di Puccini, l’Elisir d’Amore e il Don Pasquale di Donizetti, eccedendo rispetto alla consuetudine di una sola opera e dalla vocazione verdiana.

Il Don Pasquale è un’opera buffa in tre atti, il libretto firmato da Michele Accursi, è in realtà opera dello stesso Donizetti e di Giovanni Ruffini ed è ricalcato sul dramma giocoso di Angelo Anelli Ser Marcantonio, musicato da Stefano Pavesi nel 1810. Il ritmo serrato del testo e la giocosa teatralità lo rendono, operisticamente parlando, eccellente.
La prima rappresentazione dell’opera ebbe luogo al Thèatre-Italien di Parigi il 3 gennaio 1843 con un cast d’eccezione formato da Giulia Grisi (Norina), Luigi Lablache (Don Pasquale), Antonio Tamburini (Malatesta) e Mario (Ernesto).

L’azione dell’opera si svolge a Roma, dove vive Don Pasquale, un anziano e ricco possidente il cui erede sarebbe il nipote Ernesto a patto che sposi una donna scelta dallo zio. Ma Ernesto ama Norina, giovane molto graziosa e vivace, ma per nulla ricca. Si rifiuta quindi di obbedire allo zio, il quale decide di diseredarlo, e di prendere moglie egli stesso. Il dottor Malatesta, amico di Don Pasquale, ma ancor più di Ernesto e di Norina, architetta un piano per aiutare i due giovani. Propone in moglie a Don Pasquale la propria sorella Sofronia (in verità Norina), magnificandone le doti. Don Pasquale acconsente con gioia e scaccia di casa Ernesto. Malatesta istruisce intanto Norina su come dovrà impersonare Sofronia. Così, dopo aver sposato Don Pasquale con una finta cerimonia di nozze, Sofronia/Norina, avendo ottenuto per contratto metà degli averi di Don Pasquale, da timidissima e docile si trasforma in una arrogante e manesca spendacciona che lo riduce alla disperazione.

Esasperato, Don Pasquale chiede soccorso a Malatesta, il quale svela ad Ernesto il suo piano. Ernesto, senza farsi riconoscere dallo zio, dovrà ora fingere d’essere l’amante di Sofronia. Nella notte, in un boschetto nei pressi della villa di Don Pasquale, giunge Ernesto che intona una serenata per Sofronia, che ricambia con frasi d’amore. Don Pasquale scoprendola dichiara alla donna che la scaccerà e consentirà al nipote di sposarla. A questo punto viene svelato il complotto ordito ai suoi danni e Don Pasquale, felice di apprendere di non essere in alcun modo legato alla diabolica Sofronia, perdona tutti e acconsente alle nozze tra Ernesto e Norina.

Quest’opera evidenzia la capacità di Donizetti di cogliere con sottigliezza quello che potrebbe essere definito il “clima ambientale”, Don Pasquale è opera salottiera che ricrea l’atmosfera borghese e cittadina, come avverte il libretto «l’azione si svolge a Roma».
La sinfonia, iniziata dalla dolce melodia di quella che sarà, nel terzo atto, la “serenata” di Ernesto, s’incentra poi sul brioso motivo della cavatina di Norina (“So anch’io la virtù magica”).
Nell’opera affiorano spesso, con più o meno sottigliezza, echi e richiami dalla farsa in un atto Il campanello che l’autore compose sette anni prima.
Tipica è anche la capacità con la quale il lirismo e la malinconia si contrappongono al sorriso malizioso o anche alla schietta risata: nel preludio al secondo atto, la tromba introduce lo sconforto di Ernesto, il languore accorato della melodia cancella all’istante la scintillante gaiezza del finale del primo atto. Ottima la scelta registica di far emergere il trombettista dall’orchestra inserendolo nel vivo dell’azione sulla scalinata laterale del monumentale Duomo: Renato Bonajuto ha saputo utilizzare al meglio le potenzialità del loco, creando una scenografia “su misura”.

Il Don Pasquale è un’opera, nel suo genere, eccezionalmente variegata e compiuta che ha saputo divertire tutto il pubblico della piazza. Fresca, genuina, con un fraseggio particolarmente espressivo, la linea vocale della giovane soprano Elisa Cenni nei panni di Nerina, che acquista così un nuovo successo di applausi dal pubblico della sua terra natia, Massa Marittima; emergente, dal timbro scuro e con presenza scenica il Don Pasquale di Ettore Nova; altrettanto il baritono Sergio Bologna per il Dottor Malatesta; nei panni di un Ernesto dalle tinte tenui e languide il tenore Riccardo Mirabelli;Silvano Paolillo interpreta un classico e riverente notaio.

Buona la direzione del Maestro Concertatore Daniele Agiman, direttore d’orchestra molto attivo a livello internazionale; discreta anche se un po’ troppo ludica l’orchestra del Festival; appassionato il coro. Possiamo affermare che la chiusura del Festival ha ben festeggiato il suo anniversario!