
Quest’anno sono stati i Nastri d’Argento ad inaugurare la 70esima edizione del Taormina Film Festival il 12 luglio. Un compleanno importante per uno dei festival più prestigiosi che si tiene in una cornice unica al mondo, quella del Teatro Greco Antico. Così, protagonista della prima serata è stata l’eccellenza della commedia italiana con un omaggio ai volti più amati dal pubblico e ancora una volta al grande Nino con il “Premio Manfredi”, promosso dai Giornalisti Cinematografici con la famiglia Manfredi.
Frammenti vintage recuperati dal documentario di Antonello Sarno Nastri 70 hanno accompagnato con un filo di nostalgia i momenti di premiazione. I più attesi i mattatori della commedia Christian De Sica e Carlo Verdone, ma anche Sandro Veronesi, Giuseppe Tornatore presente con un video messaggio ricco di aneddoti che ricordano il suo speciale legame con la Sicilia, Alessio Vassallo, Margherita Buy, solo per citarne alcuni.
La sera del 13 luglio ha aperto il festival il thriller femminista in anteprima mondiale Saint Clare della regista italoamericana Mitzi Peirone, presente sul palco del Teatro Antico con le attrici Bella Thorne, che ha presentato anche al Festival anche il suo corto d’esordio Unsettled, e Rebecca De Mornay. Tratto dal romanzo di Don Roff “Clare at Sixteen”, Saint Clare è ambientato in una cittadina americana e racconta la storia di una giovane donna che si divide tra il college e la sua solitaria missione di giustiziera di uomini violenti contro le donne. Una giornata tutta al femminile, intrecciata con la letteratura e dedicata alla serialità quella del secondo giorno perché la mattina stessa è stata proiettata “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza presentato dalla regista Valeria Golino accompagnata dalle protagoniste Jasmine Trinca e Tecla Insolia e la sera due episodi della fiction “Vanina- Un vicequestore a Catania” tratti dai romanzi di Cristina Cassar Scalia.
E se la Sicilia fa da sfondo a queste due serie molto amate, è molto presente in molti degli altri film proiettati al festival. Era proprio nelle intenzioni del direttore Marco Müller, infatti, forgiare un programma in cui si sposassero vocazione internazionale e radicamento nel territorio siciliano: “E’ una sfida affascinante far crescere un festival al ritmo dei nuovi gruppi di spettatori sensibili, catturati dalla dinamica fra i film del Teatro Antico e le proposte del Palazzo dei Congressi. Senza voler ipotizzare palingenesi, il TFF può ancora provare, guardando agli anni più fertili della sua storia, a essere un punto di rottura delle consuetudini, un punto di partenza per la conoscenza e l’approfondimento, la visione e la discussione dei fermenti che ancora, a intervalli irregolari, investono i diversi modi di fare cinema al Sud”.

La programmazione diurna è stata costellata quindi di perle che hanno omaggiato la Sicilia mediterranea e cosmopolita con opere restaurate riportate alla luce e con film contemporanei. Müller crede molto nella centralità del Mediterraneo dal punto di vista geopolitico ma anche da quello artistico. Ed ecco, la prima mondiale de Il ladro di stelle cadenti di Francisco Saia, film siciliano internazionale dal marcato accento fantastico, il nuovo lavoro di Costanza Quatriglio Il cassetto segreto, un film che ha una forte componente taorminese, i Super8 sono stati infatti girati dal celebre giornalista e scrittore Giuseppe Quatriglio all’ Isola Bella e al Teatro Antico. In collaborazione con la Panaria Film di Vittoria Alliata di Villafranca e la Cineteca di Bologna, sono stati proiettati in pellicola sia Vulcano che Volcano, le due versioni in lingua italiana e in lingua inglese del mitico film di William Dieterle interpretato da Anna Magnani. La versione americana del film è stata presentata per la prima volta in Sicilia, dopo la leggendaria proiezione che Martin Scorsese aveva organizzato a New York in onore di Francesco Alliata.
Nell’anteprima mondiale del film Rieducazione diretto da Aurelio Grimaldi, lo stesso regista interpreta un docente di psicopedagogia che, nel tentativo di applicare il protocollo rieducativo, dà filo da torcere ad un Tony Sperandeo in gran forma nei panni del capo dei capi Totò Riina. Aurelio Grimaldi, da sempre sensibile alla polveriera sociale delle carceri italiane, realizza il sogno che aveva dall’età di 24 anni quando entrò al Malaspina con il sogno di rieducare i suoi alunni, convinto che anche un ergastolano della risma di un boss mafioso abbia diritto a trattamenti rieducativi così come recita l’Art. 27 della nostra Costituzione. Questa sua missione-ossessione aveva già provato a raccontarla con successo scrivendo Mery per sempre e Ragazzi fuori. Nel docufilm Quir di Nicola Bellucci abbiamo invece una Palermo lontana dalle questioni di mafia ma all’insegna dell’accoglienza e dei diritti. L’autore di Il mangiatore di pietre e Il giardino dei suoni celebra la vita queer che ruota intorno al negozio di artigianato “Quir Fattoamano” della coppia Massimo Milani e Gino Campanella nel quartiere di Ballarò. Un crocevia di personaggi eccentrici indimenticabili di ogni età che dialogano tra loro con la voglia di condividere, confrontarsi, sfidare i pregiudizi e che spiega in modo molto semplice che cos’è la politica quando non ha niente a che vedere con l’ideologia ma con l’esperienza. La bottega diventa salotto privilegiato in cui combattere gli stereotipi con l’esempio e soprattutto con l’autoironia. È un film che parla di identità, in cui tutti possono riconoscersi, parla di vita e di morte celebrando la vita, di rinascita e resurrezione. Un ritratto di grande empatia di figure memorabili sempre in bilico tra il comico e il patetico, il commovente e il delirante, uno spaccato che dice molto dell’Italia che stiamo vivendo. Il film uscirà nelle sale in autunno per la distribuzione di Wanted.
È stata una rassegna trasversale che è riuscita a spaziare dai blockbuster americani alle commedie italiane, da riscoperte che hanno rivoluzionato il cinema ai film più impegnati focalizzati su questioni di grande attualità e sui diritti umani. Non è mancata anche la riflessione sul conflitto israelo-palestinese nello sguardo di Amos Gitai con il suo film politico e allegorico Shikun e di un collettivo di autori palestinesi nelle potenti storie di From Ground Zero, progetto coordinato dal regista Rashid Masharawi.
Il festival non poteva concludersi nel modo migliore con lo sbarco dell’ultima delle dive, Sharon Stone (leggi l’articolo), che ha incantato il pubblico di Taormina regalando quell’allure ricca di glamour dei fasti antichi del festival delle prime edizioni. L’attrice si è concessa generosamente per l’intera giornata di chiusura ai giornalisti e al pubblico.
Quest’anno la programmazione è stata arricchita da una sezione parallela fatta di spettacoli teatrali, musicali ed eventi multimediali tra il Teatro Antico e la Villa Comunale organizzata dalla direttrice artistica della Fondazione Taormina Arte Sicilia, Gianna Fratta, direttrice d’orchestra e pianista italiana di statura internazionale.
Taormina Film Festival è una manifestazione promossa da Regione Siciliana – Assessorato Turismo, Sport, Spettacolo e organizzata da Fondazione Taormina Arte Sicilia. con il sostegno della Sicilia Film Commission, del Comune di Taormina e del MiC, Ministero della Cultura – Direzione Generale cinema e audiovisivo.