
Il Barone rampante di Riccardo Frati al Piccolo di Milano, in scena dal 27 settembre all’8 ottobre, registra un meritatissimo sold out e fa rimpiangere a chi non è riuscito a prendere i biglietti la mancanza di tempismo.
Il regista porta in scena la fiaba di Calvino che dal 1957 non ha mai smesso di affascinare e commuovere i lettori di ogni età. La storia del barone Cosimo Piovasco di Rondò che vive ostinatamente tra gli alberi deciso a non mettere mai piede in terra è al tempo stesso surreale e quotidiana, il volontario seppure sofferto distacco dal mondo che compie il protagonista è lo specchio di un rifiuto che tutti i giorni ognuno di noi prova a compiere ma che, mancando della tenacia di Cosimo, non si riesce a realizzare.
La straordinarietà del Barone rampante è cosa nota, ma cos’ha di straordinario la regia di Franti? Innanzitutto la fedeltà al testo che scorre sul palco come tra le dita del lettore, con ritmo incalzante e quel modo originale di portarlo in scena facendo recitare agli attori non solo i dialoghi ma anche le parti del narratore a loro riferite.
Poi gli attori, di bravura incredibile da Matteo Cecchi nei panni di Cosimo, filosofo selvaggio abbarbicato sui suoi alberi, a Marina Occhionero, incantevole e sfuggente Viola, a Leonardo del Colle che veste gli abiti di Biagio, spettatore incantato e preoccupato delle gesta del fratello rampante; senza dimenticare Mauro Avogrado (Barone Arminio), Nicola Bortolotti (Cavaliere Avvocato Enea Silvio Carrega), Michele Dell’Utri (Gian dei Brughi), Diana Manea (Generalessa Madre). Ognuno di loro dona profondità ai personaggi interpretati senza caricaturizzarli, rendendo la fiaba del Barone rampante un racconto realistico e fantastico insieme.
Una menzione speciale va inoltre all’incredibile lavoro svolto da Guia Buzzi per le scene, Luigi Biondi per il disegno luci e Gianluca Sbicca per i costumi: i tre in sinergia danno vita a un allestimento onirico e magico che permette a Cosimo e agli altri (a turno) di stare sospesi su scale che non hanno un punto di arrivo e che cambiano continuamente direzione e struttura, tra drappi bianchi che si tingono ora di azzurro ora di rosa ora di rosso. Il tutto è accompagnato dalle musiche scelte e in alcuni casi composte da Davide Fasulo, che prende per mano la storia ma non la sovrasta mai.
Il momento del bacio tra Cosimo e Viola, su due scale che finalmente si congiungono dopo tanto rincorrersi, in controluce su uno sfondo rosso fragola è commovente e regala allo spettatore un attimo eterno.
Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre mai s’era potuta riconoscere così. (Da Il barone rampante, Italo Calvino, 1957)
Il Barone rampante di Frati è uno spettacolo incantevole, che irrompe nel grigio quotidiano con colori, musiche e scene di una dolcezza e un calore che scaldano i cuori persino a chi ha smesso di sognare.