
Al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino Francesco Ivan Ciampa dirige la tragedia tutta femminile di Giacomo Puccini, Madama Butterfly per la regia di Chiara Muti.
L’opera, dopo l’inaugurazione dal clamoroso insuccesso del 17 febbraio del 1904 alla Scala di Milano, dettato da una combine dei rivali di Puccini, in seguito ai successivi aggiustamenti fino alla versione definitiva andata in scena all’Opéra Comique di Parigi alla fine del 1906, è oggi una delle opere più popolari del repertorio pucciniano.
Chiara Muti firma una regia scarna, in linea con quell’essenzialità tutta orientale, fatta di pannelli mobili leggeri come carta di riso che vanno a delineare spazi e ambienti su sfondi monocromi: essenziali ma efficaci, come lo scavo psicologico della protagonista ed il realistico ruolo di Pinkerton, tenente della marina americana che vive la lontananza dalla sua patria nei vizi d’amore e bere, il tutto con una leggerezza dettata dai fumi dell’alcol, rude e diretto ma per questo ancor più autentico.

Di grande effetto le due scene che spiccano per colori e poesia: alla fine del secondo atto quando in “Scuoti quella fronda di ciliegio…” Butterfly canta le sue speranze, e una cascata di rami fioriti la inonda, colmando la scena di profumi colorati. Ancora, nella scena centrale di tutta l’opera, già delineata in una lettera di Puccini a Illica nel 1901, come “voci misteriose a bocca chiusa”, lo sfondo si trasforma in un calmo cielo stellato, sovrastato da un’immensa e poetica luna piena, verso cui incede con lentezza l’eroina, faro del suo tragico destino.
Buona interpretazione di tutto il cast: parte con qualche incertezza nel primo atto la Cio Cio San di Svetlana Aksenova dagli acuti taglienti, che acquista più padronanza della scena e credibilità a partire dal secondo atto, dove affoga nell’alcol i suoi dolori, “dono” lasciatole dal marito. Buona l’intesa con la Suzuki di Laura Verrecchia che, seppur poco orientale, svolge egregiamente il suo ruolo. Ottima l’interpretazione autentica di Sergej Skorokhodov nei panni dell’antieroe maschile Pinkerton, dalla voce piena e rude, fino ai toni mesti e pentiti dell’ultimo atto. Bella prova anche per lo Sharpless di Alessandro Luongo, perfetto nella parte vocale e attoriale del console. Classico il Goro di Paolo Antognetti, uscita sempre d’effetto per lo zio Bonzo, nella serata interpretato da Renzo Ran. Buona l’interpretazione caritatevole della Kate Pinkerton di Francesca Cucuzza.

Francesco Ivan Ciampa dirige in modo discreto l’Orchestra del Maggio Musicale, enfatizzando le scene d’impatto e colorando con più sfumature lo splendido intermezzo. Bene il Coro del Maggio Musicale.
Qualche perplessità sul fantasma finale della tragica eroina che ascende al cielo, sorta di yōkai giapponese: che sia avvenuta la trasformazione finale in Kageonna, ovvero creatura mostruosa che si mostra come ombra di donna, nelle case abitate da uomini?
Lunghi applausi soprattutto per i protagonisti.