
La piuma di struzzo passa abilmente sulle bottiglie di Bourbon e Whisky, creando una piccola nuvola di polvere che ricade lentamente sul ripiano. La vecchia casa, a lungo rimasta disabitata, ritorna a vivere, popolata da dieci piccole statuette raffiguranti degli indiani e da dieci ospiti in carne ed ossa che stanno per arrivare. Una monocorde filastrocca, una nenia da bambini, inonda la platea del Teatro Duse di Bologna. Così si apre lo spettacolo “Dieci piccoli indiani… e non rimase nessuno”, con Giulia Morgani, Tommaso Minniti, Caterina Misasi, Pietro Bontempo, Leonardo, Mattia Sbragia, Ivana Monti, Luciano Virgilio, Alarico Salaroli e Giancarlo Ratti per la regia di Ricard Reguant.
Il capolavoro di Agatha Christie (110 milioni di copie, il libro giallo più venduto in assoluto e undicesimo posto nella classifica dei best-seller con più incassi della storia) è arcinoto, bellissimo e coinvolgente: dieci persone segregate in una splendida villa isolata dal mondo esterno, accuse e sospetti, trame segrete, interrogatori, mille colpi di scena ma soprattutto tanti morti ammazzati. Al cinema e nei film siamo abituati a vedere la versione “edulcorata” del giallo originale, dove nel finale si salvano dallo spregiudicato assassino due degli ospiti. Questa versione portata in scena al Teatro Duse è fortunatamente quella originale, dove “non rimase nessuno”, come suggerisce il sottotitolo.
Curiosità: il titolo del giallo, e di conseguenza anche la filastrocca a cui è legato, ha attraversato molte vicissitudini: la prima stesura parlava di “Ten Little Niggers” (dieci piccoli negretti) ma gli editori americani lo trovarono non molto “politically correct” e decisero di cambiarlo in “Ten Little Indians” (dieci piccoli indiani). Negli anni ’40 Mondadori, per evitare diatribe, pubblicò il libro con il titolo “…e poi non rimase nessuno”, ma ben presto anche le discriminazioni sugli indiani fecero sentire il proprio peso, convertendo di nuovo il titolo in “Ten little soldier boys” (dieci piccoli soldatini).
Bravi gli attori, la recitazione è di buon livello, ma talvolta con qualche leggera sbavatura se si calca troppo la mano. I movimenti in scena sono puliti e fluidi, tutto scorre via facile, anche con qualche imprevisto. La regia così come luci e scenografia sono sicuramente all’altezza della situazione, specie in un giallo come questo, non facilissimo da rappresentare. Uno spettacolo da vedere, ma anche un interessante libro da leggere: si scopriranno altre trame nascoste, impossibili da rendere in scena in uno spettacolo teatrale di 2,5 ore con intervallo (come la vera morte dell’assassino).