“D’un tratto nel folto del bosco” di Amos Oz

Una fiaba atemporale nella magia di un bosco senza pregiudizi

D’un tratto nel folto del bosco di Amos Oz
Edito da Feltrinelli, traduzione di Elena Loewenthal

Dedicato: “ai meravigliosi e tanto amati Din, Nadav e Yael, che mi hanno aiutato a raccontare questa storia e vi hanno contribuito con idee, proposte e colpi di scena.”

Buio. Il rumore del vento fende i rami del bosco, i bambini sono stati messi a letto. Il villaggio è deserto. Questo lo scenario entro cui si muovono i personaggi di Amos Oz in una storia di ombre e speranza. La trama ruota intorno a una piccola realtà in cui non esistono gli animali. Niente ululati alla luna, nessun gallo all’alba, nessuna rondine a cui dare una briciola di pane. Uno sfondo in cui si riconosce l’abilità dell’autore nel narrare i silenzi.
Due bambini, Mati e Maya, tra coraggio e curiosità, decidono di allontanarsi dal loro piccolo villaggio, in cerca degli animali che la maestra Emanuela gli mostrava sempre nelle figure dei libri. Un tempo, infatti, le rane gracidavano negli stagni, i contadini allevavano i conigli, c’erano cani e gatti. Si vocifera che a rapirli tutti sia stato un certo Nehi, il demone del bosco.
Tra i personaggi chiave, abbiamo Almon il pescatore che parla con lo spaventapasseri, Nimi il bambino puledrino ammalato di nitrillo, Solina e suo marito Ghinom che crede di essere diventato un agnellino e continua a belare. Tutti vengono presi in giro e derisi dal resto degli abitanti. Attraverso piccoli episodi, l’autore sottolinea con destrezza, come la diversità diventa sempre più spesso sinonimo di esclusione. Sull’altro piatto della bilancia, i due protagonisti: Mati e Maya, lui  un po’ insicuro e lei assolutamente determinata.

Il villaggio, scarno e silenzioso, si contrappone al bosco, magico e inesplorato, luogo in cui è proibito andare dopo il crepuscolo. L’assenza degli animali, la loro lingua incomprensibile alle persone più diffidenti, insegnerà agli uomini a tornare a considerarsi tutti uguali. Nel regno animale, infatti, non esiste un linguaggio per ridicolizzare gli altri.

Amos Oz ha scritto libri per bambini, romanzi e saggi. Attualmente vive in Israele e insegna letteratura all’Università di Ben Gurion del Negev.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here