In “West” vecchie scarpette rosse ai piedi di un occidente manipolato

Sfibrante prova attoriale di Francesca Mazza che la consacra miglior attrice 2010

Quando giungiamo sotto una torre della fortezza del carcere di Volterra, nello spazio Rabelais, Francesca Mazza è già seduta in scena di fronte ad un tavolo di legno, per dar vita a West, spettacolo prodotto dalla compagnia di Ravenna Fanny & Alexander, per il quale l’artista ha ricevuto il Premio Ubu 2010 come migliore attrice.

Lo spettacolo definito da Chiara Lagani , autrice della drammaturgia, come «l’estremo dei punti cardinali della storia del Mago di Oz», vede in scena la sola Francesca Mazza impegnata in una vera e propria “prova d’attrice”, una adulta Dorothy in vecchie scarpette rosse forzata come in uno stato di trance a una manipolazione dei registri linguistici e dei movimenti fisici.
Due persuasori occulti infatti l’obbligano a un assoggettamento generale, a cui lei non può reagire, ma soltanto seguirne gli input ossessivi e reiterati, finendo per muoversi sul campo di gioco come una marionetta in mano ad un celato burattinaio.
Lo spettacolo è metafora del caos nevrotico in cui riversa tutta la società occidentale contemporanea, alla deriva, sottoposta a continue persuasioni occulte mosse da spot pubblicitari e messaggi che “invitano” la massa a muoversi e ad agire nel modo “corretto”.

L’impegno di Francesca Mazza sulla scena è superbo, mostrando un talento fuori dal comune. L’attrice, di adozione bolognese, si immola in una prova che non la vede mai ferma, mai doma. Il suo corpo e la sua voce vengono mosse come da fili invisibili. Le domande di spot assillanti e la musica ossessiva incalzano su di lei, il ritmo aumenta vertiginosamente: “Qual è il personaggio dello spettacolo più fuori moda?”. Da questa domanda in poi lo stato nervoso della Mazza emerge in piccoli ripetitivi movimenti sempre più tesi.
I quadri scenici della pièce si dividono in due momenti che vedono l’attrice prima seduta e poi in piedi. Durante i momenti dove Dorothy è seduta al tavolo, nonostante la staticità della scena, riesce a tessersi una tensione che raggiunge il pubblico astante, attraverso loop lessicali e minuziosi gesti del corpo: accavalla le gambe, muove i piedi come se camminasse, apre le mani, le dita, dischiude gli occhi in maschere di insicurezza, ansia, paura.

Quando Dorothy si alza, arrivano ordini non-stop che la obbligano a eseguire movimenti sequenziali all’interno dello spazio rettangolare delimitato a terra da scotch bianco. Prende il via un racconto personale, dove torrenziali ordini, stati d’animo e azioni si mischiano alle parole della storia. Aumenta il ritmo, continua la ciclicità dei movimenti perfetti, in una serie di passi incrociati, accenni di danza, scrollamenti di spalle, calci e gesti del quotidiano. Il tutto termina con l’attrice esausta come un pugile alle corde del ring, si ferma, torna a sedersi, si toglie il vestito dal quale spunta fuori la maglietta con la foto del volto di Judy Garland, la Dorothy del Mago di Oz.

Con un’interpretazione eccezionale Francesca Mazza dona sulla scena anima e corpo, dimostrando di meritare il premio Ubu 2010 assegnatole, premio già vinto nella stagione 2004/2005 come migliore attrice non protagonista per l’interpretazione di AquaMarina, e che corona una carriera lunga e piena di ostacoli, intrapresa con entusiasmo per un teatro di ricerca volto a nuove forme espressive. Un teatro vero, mai banale, che incoraggia a resistere contro le ristrettezze economiche e mentali della nostra società persuasa.
Grandi ovazioni per l’attrice al termine della performance, provenienti da un caloroso pubblico comprendente i carcerati della Compagnia della Fortezza che hanno goduto insieme agli altri spettatori di una catartica prova attoriale.