“L’ultimo battito del cuore” di Valentina Cebeni

Edito da Giunti Editore
A mia sorella, che mi ha incoraggiata a non smettere di lottare per questo sogno. Grazie Monica, sei e sarai sempre la parte migliore di me.

Penelope si è appena svegliata dal coma, il primo pensiero va a Adam, il suo fidanzato. I medici le comunicano che è morto e sono stati donati gli organi. Tutto assume immediatamente un’altra forma dopo quell’incidente. Penelope smette di andare a lavorare e di pagare il mutuo della casa, a soccorrerla sua sorella Addison, con la quale ha un rapporto molto conflittuale.

Le due vivranno sotto lo stesso tetto con la complicità di Ryan, il secondo marito di Addison, e il figlio avuto dalla prima relazione, Leonard. L’ombra di Adam continua a essere presente e ad abbuiare la protagonista, chiusa nei suoi silenzi e incatenata ai ricordi. Con l’entrata in scena di Tristan, tutto cambia di nuovo, i suoi occhi familiari hanno qualcosa di inafferrabile, la sua presenza così consolatoria e pacificante diverrà sempre più indispensabile.

I fiori rappresentano uno degli elementi cruciali della storia, che sembra iniziare proprio con l’odore dei gigli al funerale di Adam, attraversare la passione delle rose e scoppiare in un intero giardino, simbolo del voler ricominciare, ristabilire il contesto entro cui trovare un nuovo Adam.

I nomi stessi dei due amanti sembrano allegorie che vogliono dirci qualcosa in più. Adam, l’uomo per eccellenza, il primo, il solo. Penelope, la donna di epica memoria in eterna attesa dell’amato. E poi, un richiamo anche a Tolstoj, quando la protagonista osserva: “le coppie si assomigliavano tutte nella loro infelicità”.

Una ferita profonda che non smette di fare male e che non è solo il dolore della perdita, ma diviene anche un dolore fisico, nel taglio inciso nella carne proprio lì, dove c’è il cuore.

@Neri_Noemi

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