Tre donne sole che trovano tre gravidanze senza trovare tre uomini: Tres

[rating=3] Un foyer enorme e ben squadrato, con forme morbide ma allo stesso tempo nette, ci introduce nella sala dell’Europauditorium di Bologna, anch’essa molto grande, con file di sedie larghe, ben distanziate e comode, con un palcoscenico spazioso e una pannellatura di legni tutto intorno per migliorarne l’acustica. Questa struttura, che spesso ospita concerti, musical e balletti, è piena in attesa dello spettacolo “Tres” con Anna Galiena, Marina Massironi, Amanda Sandrelli e la partecipazione di Sergio Muniz.

A sipario chiuso e buio in sala, ascoltiamo una telefonata introduttiva che sembra non finire mai, poi finalmente l’enorme tenda si apre e ci lascia vedere l’interno della casa, molto colorata ed appariscente, un “mondo perfetto, senza muri e porte”, di Marisa, un’ex presentatrice televisiva ormai al tramonto della sua carriera, interpretata dalla Galiena. Angela (Amanda Sandrelli) organizza un ritrovo delle ex compagne di scuola ma ne invita solo un’altra, Carlotta (Marina Massironi) allo scopo di rivederle ma soprattutto di “vedere a chi è andata meglio la vita”.

Le tre, dopo essersi confessate e punzecchiate a dovere, capiscono che sono tremendamente sole e che hanno bisogno di dare una svolta alla loro vita, ormai incalzate dal ticchettio dell’orologio biologico. Con l’aiuto di alcool e droga, si annebbiano a tal punto da iniziare a congetturare di fare un figlio senza però avere il peso di un matrimonio o almeno di un padre. Allora iniziano a cercare nei loro ricordi per individuare il “donatore” ideale, analizzando le caratteristiche che vorrebbero vedere nei loro ipotetici figli. Sembrano guardare le etichette di tanti prodotti sullo scaffale del supermercato, alla ricerca dell’uomo che fa per loro.

Egoismo delle donne? Consumismo dei sentimenti? Figli senza la figura paterna in una specie di appartamento comune, messi al mondo e poi si vedrà? Lo spettacolo tratta questi temi con molta leggerezza o non li tratta affatto, avendo come scopo il farci sorridere con le strane situazioni che si vengono a creare piuttosto che analizzare le implicazioni personali e soprattutto etiche che potrebbero venir fuori. Si resta in superficie, talvolta in modo spudorato, evitando tante tematiche care per esempio ad Almodovar, pur non avvicinandosi nemmeno un po’ all’analisi del famoso e bravo regista.

Finalmente trovano il prescelto e le battute per adescarlo, e soprattutto convincerlo, risultano divertenti: si parte da un diretto “ti spiacerebbe inseminarci?!” come se gli si chiedesse di passare il sale a tavola, fino al terzo grado vero e proprio “sei sposato? Sei fidanzato? Sei frocio?!”. D’altra parte è “un’epidemia, non ci sono più etero!”. Le battute di Sergio Muniz risultano purtroppo un po’ telefonate, come quando accetta l’”incarico”, e il suo ruolo di spalla sembra un po’ legnoso, non scivola via bene. Ovviamente aiuta le tre, e lo fa fin troppo bene, diventando l’uomo di casa: “volevamo un po’ di seme ed eccoci il recipiente intero!”

Il finale un po’ stereotipato ma comunque divertente conferma la leggerezza con cui tali temi vengono proposti, allo scopo di non appesantire la vena comica che forse, e ribadisco forse, ne avrebbe risentito. Le tre attrici se la cavano bene nel loro ruolo comico, ma sinceramente ci avrebbe stupito il contrario.

Uno spettacolo divertente e anticonformista, che ha convinto gli spettatori dell’Europauditorium, anche se gli applausi appena le tre donne entrano in scena e talvolta a scena aperta fanno intravedere un pubblico di stampo più “televisivo” che “teatrale”.

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