
L’uomo delle stelle aveva mandato qualche segnale, la radio dell’East London l’aveva captato.
Era solo un flebile ronzio nell’etere,Thom aveva paura ma voleva vederlo.
Ha paura pensó Thom, crede che lo cacceremo, devo convincerlo.
Suonerò per lui con questa vecchia chitarra trovata in soffitta.
Riesco a vedere la luce della sua astronave, devo fare piano altrimenti mi sentirà papà.
E non voglio che mi rinchiuda in camera.
Eccolo, sta arrivando.
E’ scintillante. La sua pelle è dorata, i suoi occhi di colore diverso sono magnetici. E’ sottile il suo corpo, sembra quasi trasparente.
Mi ha detto che canterà per me, se io suonerò per lui.
Ci vuole un nome, una band.
Ma lui non ha un nome, Ziggy polvere di stelle gli ho detto, mi piace ha risposto lui.
E io ho cominciato a suonare per lui.
E lui ha cominciato a cantare per me.
E poiché lui veniva da Marte e io avevo paura dei ragni, diventammo Ziggy polvere di stelle e i ragni di Marte.
Abbiamo girato tutti i locali di Londra, poi lui è sparito, morto per alcuni.
Fiumi di birra per alcuni giorni, poi il nulla.
Mi mancava il mio amico Ziggy, ma sapevo che prima o poi sarebbe accaduto.
Le sue note erano malinconiche, la sua voce mi catturava ogni volta portandomi ad esplorare confini della mia mente che non conoscevo.
Forse era tornato lassù, l’avrei rivisto.
Abbandonai la musica e decisi che sarei diventato un astronauta, solo nello spazio ci potevamo rincontrare.
Eccomi, sento la torre di controllo,che Dio ti assista, che Dio mi assista.
Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque,
quattro, tre, due, uno, Partenza.
Eccomi, tutto questo silenzio è irreale.
Sto uscendo dalla porta e sto galleggiando.
Come sono diverse le stelle viste da quassù.
E’ ora di rientrare nel barattolo di latta. Malgrado sia lontano più di centomila miglia, mi sento molto tranquillo,
E penso che la mia astronave sappia dove andare.
Ora spengo il circuito non tornerò più.
Cercheró Ziggy, sarà lui a trovarmi.
E’ solo una questione di tempo.