
Nel trentennale dell’uscita del film culto, il musical “Dirty Dancing, the Classic Story on Stage” ripropone la storia d’amore tra Johnny e Baby, raccontata da musiche da Oscar e coreografie scatenanti ed indimenticabili, fedelmente riprese dalla versione cinematografica. Lo spettacolo, campione d’incassi con oltre 115.000 presenze nei primi tre mesi di rappresentazione, continua a commuovere. Inspiegabilmente? Non direi.
Per il pubblico la versione teatrale è oramai, come succede per il film, un classico da vedere e rivedere, per vivere ogni volta tutte le emozioni e la magia di una storia che si svolge in una lontana estate degli anni ’60 e di cui è protagonista una adolescente “vecchio stile”, l’impacciata Frances Houseman, soprannominata “Baby”, con il complesso del brutto anatroccolo ed il fardello di una sorella considerata la bella di casa; si trova in vacanza con la famiglia nelle Catskill Mountains, nella scanzonata atmosfera del resort Kellerman, quando incontra Johnny Castle, il bel maestro di ballo e la sua vita cambierà per sempre, con conseguenze tanto emozionanti quanto inaspettate.

Lo speciale allestimento firmato dal regista Federico Bellone, con la supervisione di Eleanor Bergstein, autrice del film e dello spettacolo teatrale, è diventato la versione ufficiale ed internazionale di un musical americano che gira il mondo con una versione italiana, con un cast, una regia, delle coreografie, delle scenografie e delle luci progettate da italiani, il che può essere considerato un record nella storia del teatro.
Ciò che più sorprende è il fatto di aver mantenuto intatta la capacità di conquistare e coinvolgere con le sue atmosfere sognati e un po’ retrò non solo gli appassionati del genere, ma di avvicinare al teatro tutta una nuova ed eterogenea parte di pubblico, soprattutto giovanissimi, impazienti di assistere “dal vivo” alla storia d’amore tra il bel maestro di ballo e la ragazzina un po’ secchiona, mantenendo vivi sullo sfondo temi politici, tra cui quello dei diritti civili per cui Baby si batte.
Lo spettacolo, si avvale delle sensuali coreografie di Gillian Bruce, le scene semoventi di Roberto Comotti, il magnifico disegno luci di Valerio Tiberi, i variopinti costumi di Marco Biesta e Marica D’Angelo e la puntuale supervisione musicale di Simone Giusti.
Nel ruolo che fu di Patrick Swayze un energico e talentuoso Giuseppe Verzicco (già Denny Zuco in “Grease” e Tony Manero in “Saturday night fever”) balla e canta con sicurezza, sfoderando l’ormai noto sex appeal e rimane in scena senza risparmiarsi interpretando il suo Johnny senza tradire l’originale, non imitandolo ma dandone una sua personale interpretazione convincente ed accattivante. Non c’è dubbio che il musical sia la sua seconda casa.
Al suo fianco una adorabile Sara Santostasi, perfetta nella parte di Baby, la giovane ingenua e un po’ sfigata, che riesce a conquistare l’appetibile e conteso maestro di ballo, è colta ma anche un un po’ nerd e alla fine si scoprirà forte, trasformata in donna che si batte per le sue idee. Magnetica e carismatica nelle sue movenze coreografiche, la biondissima e agilissima Federica Capra è Penny, una ragazza innamorata dell’amore, che la vita metterà inevitabilmente di fronte a scelte dolorose e molto più grandi di lei.
Completano il cast tanti altri giovani, e meno, attori e ballerini bravissimi: Simone Pieroni, Mimmo Chianese, Claudia Cecchini, Rodolfo Ciulla, Samuele Cavallo, Renato Cortesi, Russell Russell, Antonio Catalano, Felice Lungo, Paky Vicenti, Sonia Lynn Jamieson, Loredana Fadda, Daniela Ribezzo, Giulia Patti.
Questo spettacolo è una bella favola in musica, dove gli adulti ritornano un po’ giovani spensierati ripensando agli anni passati, mentre i giovani sono chiamati a crescere in fretta per affrontare le difficoltà che la vita gli presenta. Baby stessa diventa donna sulla pista da ballo. Quella presa d’angelo che tanto commuove il pubblico, è quasi un volo, uno slancio verso la libertà, verso una nuova fase della vita, è scoperta dell’altro e di sé, una splendida metafora del desiderio di amare chi si vuole a prescindere da pregiudizi sociali o anagrafici.
Senza dubbio il segreto di questa edizione è l’energia travolgente con cui il cast riesce ad evocare un mondo, reinterpretandolo con uno sguardo al presente, creando un’ atmosfera semplice e, allo stesso tempo, irresistibile e mettendo in scena, attraverso una bella storia d’amore, gli anni ’60 che si rivivono in pieno sul palcoscenico, ma si vivono anche tra il pubblico; lo spettacolo è bello, giovane, frizzante, il tempo vola e si trascorrono due ore spensierate, ad un ritmo talmente travolgente che viene voglia di scatenarsi a ballare, insieme agli attori sul palcoscenico, al ritmo di canzoni indimenticate ed indimenticabili,
cantate dal vivo in lingua originale, tutti pezzi famosi di questa straordinaria colonna sonora (fra cui Time Of My Life, vincitore di un premio Oscar e di un Golden Globe, Do You Love Me? Hey Baby, Hungry Eye, etc).
Perchè, in fondo ma proprio in fondo, in ciascuno di noi si nasconde un ballerino.