
Si è tenuta al Polo delle Psicodinamiche – International Foundation Erich Fromm di Prato, la presentazione del volume Nell’arte, vivendo edito da Marietti, di Davide Rondoni, poeta e scrittore che ha fondato e dirige il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna. Direttore artistico del festival Dante09 in Ravenna, ha pubblicato alcuni volumi di poesia, tra cui Avrebbe amato chiunque e Apocalisse Amore. È editorialista di Avvenire, Il Tempo, Il sole24ore e Corriere della Sera. Ha tradotto Baudelaire, Rimbaud, Peguy.
Più che presentare la raccolta di poesie dedicata al mondo artistico dal ‘300 a oggi – della quale ha letto soltanto un paio di brani – l’autore ha scelto di parlare dell’arte in senso più ampio, partendo da cinque punti fermi: si è sempre fatto l’amore, la guerra, cercato un contatto con il soprannaturale, provato a cooperare e l’arte.
“Non scrivo poesie per esprimere me stesso – commenta – ma per mettere a fuoco il mondo, per indagarlo e conoscerlo”, l’uomo che disegnò il bisonte nella grotta di Altamira, non era forse per rivederlo? L’opera, secondo Rondoni, non dipende dalla ricchezza interiore dell’artista, ma nasce come risposta a un invito di conoscenza. Le persone che fanno arte sono come “antenne registrate su certe frequenze”, si tratta di una differenza di percezione.
L’incontro con il poeta nasce nasce grazie a una delle innovazioni della Scuola di Psicoterapia Erich Fromm, ossia il corso “Psicologia e letteratura”. Secondo il direttore Ezio Benelli, infatti, “lo psicoterapeuta deve conoscere l’essere umano e l’essere umano si conosce anche attraverso la letteratura e la filosofia”.
La forza evocativa della parola riesce a superare ogni limite temporale, diversamente dalla musica e il cinema: “Questa è l’epoca della parola. Se tu non dici non esisti, è la certificazione della tua esistenza”, asserisce Rondoni portando come esempio le banalità scritte sui social network. “Perché i cantanti si mettono a scrivere libri? Perché la parola nuda ha un fascino di ricchezza impareggiabile”.
Infine, una riflessione su un paradosso che è proprio dell’essere umano: l’uomo, entità finita, è capace di produrre una cosa infinita come il linguaggio. A questo proposito, lo scrittore sostiene che all’origine dell’attività artistica ci sia un trauma dell’esperienza del limite, nel bene o nel male, non si può spiegare tutto, ci sarà sempre una parte di noi che rimarrà un’ombra misteriosa.
Voglio concludere con un’immagine che l’incontro con Davide Rondoni mi ha lasciato: “le parole sono come le onde, si dissolvono con niente, ma dietro hanno il mare”.