E’ andato in scena al Teatro Piccolo Strehler di Milano Clitemnestra di Roberto Andò, che ha fatto l’adattatore teatrale dell’omonimo romanzo di Colm Tóibín.
Il dramma di Clitemnestra lo conosciamo tutti: una donna che vede sacrificare la propria figlia, la vergine Ifigenia, dal marito Agamennone per propiziarsi gli dei prima della guerra (di Troia); dieci lunghi anni passati a covare la vendetta marcendo dall’interno e attendendo quell’odiato marito solo per massacrarlo. L’epilogo tragico, di cui Eschilo ci aveva descritto le pareti grondanti sangue: l’uccisione di Agamennone e della sua concubina Cassandra e poi il ripudio dai parte dei figli, così innamorati del padre da condannare fino ad ucciderla la madre.
Ma Andò in scena ci racconta la versione di Clitemnestra, attraverso la voce ma soprattutto attraverso il corpo di una energica e straziante Isabella Ragonese, ci racconta il dolore di quella madre abituata all’odore di morte che ormai l’accompagna da dieci anni, “l’odore nauseabondo e zuccherino che si diffondeva nel vento raggiungendo le stanze di questo palazzo” come dice a inizio dramma.

La scenografia è moderna, gli abiti pure e persino le musiche – dalla classica alla dubstep – ma il dramma di Clitemnestra è atavico, ha radici profonde nelle leggi dei padri/padroni pronti a sacrificare mogli e figli in nome della vittoria in guerra; ha radici nell’odio verso le donne, nel loro essere sempre trattate da sciocche, da isteriche, da sentimentali. Perchè una madre che piange la figlia che sta per essere arsa viva è solo una sciocca sentimentale che non sa sacrificarsi per un bene più grande.
Il dolore delle urla di Isabella Ragonese e di Arianna Bacheroni, nei panni di Ifigenia, entra nell’animo dello spettatore e lo trafigge, è un dolore materico che penetra attraverso le urla nel cuore e lo fa sanguinare.
L’uso del corpo che fanno gli attori in scena, Isabella/Clitemnestra in particolare, è la parte migliore dello spettacolo, quasi non servirebbe altro sul palco tanta è la pienezza, l’emozione e il dramma che sanno trasmettere con i movimenti corporei.
Andò sfida il teatro in un epoca che è farsa e non più epos, riesce a uscire dal dramma borghese e a ridargli la dignità di tragedia greca, in quanto tale lancinante, viscerale e dannatamente catartica.
Uno spettacolo che non va visto, va vissuto. Impossibile non rimanerne sconvolti.