Home Teatro “Io sono un errore”: l’orgoglio dell’imperfezione

“Io sono un errore”: l’orgoglio dell’imperfezione

Al Teatro Out Off lo spettacolo di Jan Fabre con Irene Orciuoli

Io sono un errore
Io sono un errore

Nell’ambito del Festival Fabre, ospitato dal Teatro OUT OFF, “Io sono un errore” emerge come un’opera potente e controcorrente. Creata nel 1988, quando Jan Fabre aveva appena trent’anni, questa pièce si configura come un manifesto della sua visione artistica e personale: un’ode all’inadeguatezza, alla diversità, all’orgoglio di essere fuori dagli schemi. L’errore, ripetuto ossessivamente dall’attore in scena, si trasforma in un emblema di libertà, in un simbolo di chi rifiuta di conformarsi alla società, scegliendo di esplorare sentieri non battuti, senza compromessi né limiti.

Rimasto a lungo inedito, lo spettacolo è stato riproposto di recente grazie all’adattamento drammaturgico di Miet Martens e alla regia dello stesso Fabre, con l’interpretazione della talentuosa Irene Orciuoli. La scelta di una protagonista femminile amplifica le simbologie dell’opera. Sul palco, Orciuoli appare inizialmente avvolta in un telo, come un bozzolo che lascia scoperto solo il viso, per poi rivelare il corpo in un gesto che incarna la lotta universale tra il desiderio di mostrarsi e il pudore da superare. È un atto di liberazione, un’esposizione di limiti, debolezze e, al contempo, della forza trasgressiva che spaventa i benpensanti.

La narrazione si intreccia con la storia di una donna ricoverata per un cancro, tormentata dalla tosse che la riconduce alla fragilità della vita. La sigaretta, che tenta di fumare di nascosto nonostante il divieto, diventa il simbolo della ribellione, un gesto anarchico e vitale che sfida la morte, proprio come l’arte stessa. Il fiammifero che brucia, osservato con attenzione dalla protagonista, rappresenta la fiamma della trasgressione: una luce che illumina il piacere, la perversione, il feticismo, fino al travestimento, quando la cenere del fiammifero le permette di disegnarsi baffi, confondendo i confini dell’identità.

Irene Orciuoli domina la scena con un’interpretazione straordinaria. Più che con le parole, recita con il corpo e il volto: un ghigno diabolico e irridente, a metà tra pianto e riso amaro, si alterna a espressioni che deformano il viso, la bocca, la lingua, gli occhi. Il suo corpo diventa uno strumento di metamorfosi, capace di evocare il “timor panico” di cui parla Fabre: il passaggio dall’animale pericoloso al divino, la sublimazione dell’arte.

Radicalmente ancorato alla performance art degli anni ’70 e ’80, “Io sono un errore” illumina la filosofia provocatoria e dissacrante di Fabre. La sua forza non sta nel compiacere, ma nel disturbare, nel generare un brivido che scuote lo spettatore. Se l’opera lascia un senso di inquietudine, allora il suo scopo è stato raggiunto: l’arte, per Fabre, è un errore che si fa verità.

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Drammaturgia
Attori
Allestimento scenotecnico
Pubblico
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io-sono-un-errore-lorgoglio-dellimperfezioneIo sono un errore <br>Ideazione, regia, testo Jan Fabre <br>Con Irene Urciuoli <br>Sound Design Alma Auer <br>Drammaturgia Miet Martens <br>Traduzione di Franco Paris <br>Disegno luci e tecnica Wout Janssens <br>Troubleyn/Jan Fabre è sostenuta dalla Comunità fiamminga. <br>Troubleyn/Jan Fabre è sponsorizzata da Katoen Natie.

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