Il desiderio di essere come tutti di Francesco Piccolo

Einaudi editore

È Francesco Piccolo ad aggiudicarsi il Premio Strega 2014 con Il desiderio di essere come tutti. Ancora con l’immagine della Reggia di Caserta negli occhi, mi chiedo se la reazione della moglie di Piccolo, saputo l’esito del concorso, sia stata: “Chesaramai”. In realtà, all’interno del libro troviamo una descrizione bellissima di questa donna che fa del “Chesaramai” una filosofia di vita, contagiando il proprio compagno positivamente. C’è di peggio all’elezione di Berlusconi al governo, a tutto c’è un rimedio.

Il testo è diviso in due parti. La vita pura: io e Berlinguer e La vita impura: io e Berlusconi. Questa divisione mette in chiaro da subito la posizione di Piccolo, ossia l’identificazione con Berlinguer e l’analisi del Berlusconi politico, senza lasciarsi andare ai gossip da parrucchiera ai quali siamo abituati. Un dualismo che ritorna incessante ricalcando lo scontro politico, a partire dalle divisioni familiari.

Emerge infatti, il forte rapporto con il padre, conflittuale ma allo stesso tempo pieno d’amore. Un rapporto che non manca di momenti divertenti: “fa il comunista con il motorino che gli ha regalato papà”; “fatti pagare il bollo da Berlinguer”.

Una battaglia politica continua, destra contro sinistra, Germania dell’est contro Germania dell’ovest, ideologie che si scontrano e vanno verso la medesima meta, ossia il tentativo incessante di prevaricare sull’altro, ma non si tratta di questa lotta quando si parla di amici, familiari. Ognuno cerca di capire l’altro nonostante quei muri invisibili che si creano sul divano mentre alla tv c’è la partita.

Ampia parte del libro è dedicata al rapimento di Aldo Moro ricostruito in maniera minuziosa, creando la tensione di un funambolo che attraversa un filo sospeso sapendo già che non arriverà a destinazione. È così che Piccolo racconta un paese, intessendo le immagini di emozioni, ed è in virtù di quel “Sono stato sfiorato ma non colpito”, che si destreggia tra i cambiamenti epocali e le vicissitudini quotidiane apparentemente irrilevanti, come sua madre che mette il guttalax nella merenda facendolo morire di paura e non di colera.

Quel “Tutti” rosso sulla copertina, che rievoca la prima pagina dell’Unità per i funerali di Berlinguer, è un tutti che chiama in causa uno per uno e ci mette davanti un’Italia vista con la lente del “Chesaramai”.

Se Piccolo inizia trasmettendo la sensazione fuggevole di far parte del mondo, finisce sentendosi pienamente parte di esso. Le ultime pagine, schiette, oneste, incollano al nostro paese la volontà di qualcuno che grida “io resto qui”.

@Neri_Noemi

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