Ci sono luoghi che si ascoltano. Nel silenzio degli ulivi, nel respiro della pietra, tra i margini sfocati di un campo e una finestra aperta sulla valle.
Villa della Genga e Borgo della Marmotta sono due modi di abitare l’Umbria che si incontrano a pochi passi da Spoleto, nel cuore della Valle di San Francesco. Due anime distinte, un’unica eredità: quella agricola, storica e spirituale, di una terra che ha scelto la discrezione come forma di bellezza.

La storia, qui, si muove in filigrana. Villa della Genga prende il nome dalla famiglia materna di Annibale della Genga, nato nel 1760 e salito al soglio pontificio nel 1823 come Papa Leone XII. Era un uomo che amava la solitudine, la natura e la caccia, tanto da incidere nella sua residenza di campagna la scritta latina “Vis Fire” (“terrore degli animali”).
Oggi quella villa è ancora nelle mani dei suoi eredi, e la tenuta conserva non solo i segni tangibili del tempo, ma anche quell’idea di sacralità rustica che appartiene a chi la terra la ascolta, prima ancora di coltivarla.
Un sentiero sterrato si inoltra tra oltre 300 ettari di oliveti, coltivati con metodo biologico. Qui la Villa si mostra con discrezione.
I vecchi annessi agricoli sono diventati residenze silenziose ed eleganti, ognuna con un nome e un’identità. Il Grottone, ad esempio, è incavato in una grotta naturale, dove un tempo si lavoravano le olive; oggi conserva un camino scolpito nella roccia, che dialoga con linee architettoniche moderne ed essenziali. Gli Ziri richiamano le giare in terracotta usate per conservare l’olio nuovo. La Colombaia si arrampica verso il cielo in una torre medievale che fu dei volatili domestici. L’Archivio affaccia invece sulla valle come un osservatorio silenzioso e moderno.
Ogni spazio è autonomo, con cucina, giardino privato, e una piscina a ossigenazione naturale che rispetta l’orografia originaria dei terrazzamenti. Ogni cosa qui ha radici, anche l’acqua.
Più in basso, il Borgo della Marmotta è un autentico villaggio agricolo sopravvissuto alla tentazione dell’abbandono. Le stalle, il frantoio, l’ovile, abbandonati attorno agli anni ’80, quando l’ultima famiglia contadina (i Ragni) lasciò il borgo, sono oggi diventati camere e appartamenti che rispettano la logica originaria degli spazi. Non un luogo “ispirato” alla ruralità, ma un paesaggio abitato.
Qui la piscina si affaccia su un vigneto che porta ancora il nome della famiglia contadina. Il vecchio granaio ospita oggi un ristorante, mentre l’antico ovile è diventato la sala per la colazione. Il mattino profuma di torte fatte in casa, pane caldo, marmellate e formaggi locali.
Nello stesso spazio, ogni sera si apre il ristorante del Borgo, guidato dallo chef Gabriele Checcarelli, che propone una cucina curata e stagionale, profondamente radicata nel territorio. Dall’orto aziendale arrivano ortaggi, erbe aromatiche e legumi umbri; dal territorio, carni selezionate e prodotti locali; dall’oliveto, l’olio extravergine che è il filo conduttore di ogni piatto. Durante la bella stagione, si può cenare all’aperto sotto le stelle, in un contesto rurale e romantico.
Sotto i portici di pietra, si respira un’ospitalità sobria, ma attenta e genuina.
Olio come lessico familiare
Ma è forse l’olio extravergine d’oliva il vero codice genetico di questo luogo. La sua presenza è ovunque: nei gesti, nei profumi, nelle parole. La tenuta produce olio dal XVII secolo, e ancora oggi la raccolta è fatta a mano, con frangitura entro le 24 ore, senza uso di centrifughe per non stressare il prodotto. Il frantoio, visitabile, è un piccolo universo di precisione agricola: dalla raccolta durante l’invaiatura alla molitura, fino alla granulatura, decantazione e filtraggio. Tre cultivar, Moraiolo (80%), Frantoio e Leccino, danno vita a monovarietali diversi, ciascuno con una propria voce: più fruttata, più erbacea, più intensa.
Durante l’Olive Oil Tour & Tasting, si impara a riconoscerne i riflessi smeraldo, i sentori di carciofo o pomodoro maturo, l’amaro sottile della noce. Un’educazione al gusto che è anche educazione allo sguardo.
Villa della Genga e Borgo della Marmotta non sono fuori dal mondo: sono ai margini del rumore, ma a pochi minuti da Spoleto. Durante il Festival dei Due Mondi, rappresentano un rifugio perfetto per chi vuole alternare teatro, danza e musica a momenti di quiete, di introspezione. I grandi spazi naturali, la sauna, le sale relax, le sessioni di yoga o i massaggi, accompagnano un’idea di viaggio che non cerca intrattenimento, ma senso.
Soggiornare qui è accettare una sospensione. Rallentare non è solo un invito, ma un’urgenza. Che si scelga l’eleganza riservata della Villa o il calore comunitario del Borgo, il ritmo è lo stesso: quello di un’Umbria che si lascia scoprire.
Un luogo in cui la cultura contadina si intreccia alla storia pontificia, la pietra parla di fede e fatica, l’olio racconta tutto il resto.
Villa della Genga
Frazione Poreta
06049 Spoleto PG
https://villadellagenga.it
- Villa della Genga © Fermata Spettacolo
- Vista da Villa della Genga © Fermata Spettacolo
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- Camera del Grottone © Fermata Spettacolo
- Il Grottone © Fermata Spettacolo
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- Borgo della Marmotta © Fermata Spettacolo
- La colazione © Fermata Spettacolo
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- Borgo della Marmotta © Fermata Spettacolo
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- Borgo della Marmotta © Fermata Spettacolo
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