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Nikita, diva da luna park

Francesca Sarteanesi in una giostra teatrale dall’eco beckettiana

Nikita @ Francesco Capitani

Nell’universo teatrale di Nikita, Francesca Sarteanesi costruisce un ritratto che è al tempo stesso specchio e labirinto: un’ode alla parola come arma di autoaffermazione e prigione esistenziale, dove il grottesco si intreccia a un’ironia che punge senza mai davvero liberare. Portato in scena al Teatro Cantieri Florida di Firenze all’interno del festival Materia Prima, lo spettacolo si presenta come un singolare viaggio teatrale che strizza l’occhio al teatro dell’assurdo e si nutre di un’evidente ispirazione beckettiana, richiamando in particolare Giorni felici. Qui, però, al posto della sepolta Winnie troviamo Nikita, una giostraia logorroica e spavalda, che domina la scena con un flusso inarrestabile di parole, elucubrazioni e ricordi, mentre un’amica, relegata accanto a lei, su un balcone di roulotte, quasi sempre muta e apparentemente intorpidita, subisce il suo assolo verbale. Il parallelismo con Beckett non si limita alla forma: c’è la stessa immobilità fisica, accentuata da una messinscena statica, e un senso di stordimento che avvolge lo spettatore, come se il chiacchiericcio di Nikita, con la propria teatralità narcisistica, fosse una giostra che gira senza mai fermarsi.

Nikita è un personaggio che vive per pavoneggiarsi. Le sue riflessioni, spesso detonatori di memorie personali, esplodono in un mix di supponenza e cinismo, con un’ironia caustica che fa sorridere, ma lascia un retrogusto amaro, strozzando la risata in gola. In lei si intravede una cialtronaggine chic che ricorda la mitica signorina Silvani di Anna Mazzamauro, ma con un tocco più grottesco e scabroso, quasi da animale da luna park, un habitat che vibra nei suoni di sottofondo – voci, musichette, richiami dei giostrai e note da fiera – a incorniciare questa creatura larger-than-life. L’amica, interpretata da Alessia Spinelli, invece, è una figura di contorno, dai cliché da caratterista: un’eco di comicità macchiettistica che, pur funzionale, resta bidimensionale.

Nikita @ Francesco Capitani
Nikita @ Francesco Capitani

La drammaturgia è quasi un monologo a senso unico, scandito da pause in cui la Nikita di Francesca Sarteanesi sorseggia Coca-Cola con una cannuccia, un gesto che diventa quasi rituale, un respiro tra un’ondata e l’altra di parole. La chiave recitativa, vicina alla stand-up comedy, regge il ritmo sostenuto delle sue avventure, che oscillano tra il triviale e il surreale, catturando il pubblico con un umorismo tagliente. Eppure, qualcosa manca: l’interpretazione, pur brillante, si arena su un registro comico che ricalca uno stile snob, con un accento volutamente caricaturale, senza osare sbalzi tonali o scavare oltre la superficie di questa maschera. Nikita diverte, ma non evolve, e il suo vorticare verbale finisce per girare un po’ a vuoto.

La messinscena amplifica questa sensazione di stasi. Le due attrici, sedute dietro un grande vetro che simula il terrazzo di una roulotte – un’estetica anni ’70 che aggiunge un sapore rétro – emergono solo con le teste, quasi fossero marionette incastrate in un quadro beckettiano. Questa scelta, se da un lato rafforza il richiamo all’immobilità esistenziale, dall’altro appiattisce la performance, togliendo dinamismo a un testo che già di per sé rischia di risultare monocorde. I suoni del luna park in sottofondo, però, sono un tocco riuscito: un caos che fa da contrappunto alla fissità della scena, evocando il mondo chiassoso e vitale della fiera.

Nikita resta così uno spettacolo che intriga e stuzzica, ma incapace di svincolarsi del tutto dal peso della sua ispirazione beckettiana o di scavare una profondità oltre la patina cinica e grottesca. Una giostra teatrale che gira veloce e diverte, con Nikita che si erge come una diva, indifferente al mondo che la circonda.

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Drammaturgia
Attori
Allestimento scenotecnico
Pubblico
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nikita-diva-da-luna-parkNIKITA <br>con Francesca Sarteanesi e Alessia Spinelli <br>drammaturgia e ideazione Francesca Sarteanesi e Tommaso Cheli <br>regia Francesca Sarteanesi <br>costumi Rebecca Ihle <br>scenografia Rebecca Ihle e Lorenzo Cianchi <br>disegno luci Marco Santambrogio <br>sonorizzazioni Francesco Baldi <br>produzione SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione/Teatro Metastasio di Prato <br>con il sostegno di Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale

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