
Dal 18 febbraio al 2 marzo 2014 arriva per la prima volta al Piccolo Teatro di Milano (al Grassi di via Rovello) la fresca regia e adattamento di Damiano Michieletto, con L’ispettore generale di Gogol’. Lo spettacolo, una nuova regia firmata per lo Stabile del Veneto dopo Il ventaglio di Goldoni, è una grottesca e satirica commedia degli equivoci, è una graffiante e attualissima denuncia della corruzione pubblica.
Il testo, un classico della tragicommedia, è un’intramontabile caricatura delle autorità locali e della burocrazia corrotta, con le sue piccole ruberie e i suoi grandi vizi che sembrano ancor oggi connaturate all’esercizio del potere politico.
In una cittadina della sterminata campagna russa, popolata da personaggi corrotti, profittatori, affaristi e sfruttatori, si sparge la notizia dell’arrivo di un ispettore generale. Tutti sono in fermento e impauriti. Figurarsi quando si crede che l’ispettore sia già arrivato, in incognito. In realtà quello che è creduto l’ispettore è un giovinastro squattrinato che capisce subito quali benefici può trarre dalla situazione. Derisione e mascalzonaggine, imbroglio e nessuna buona fede, neppure in casa del sindaco dove il finto ispettore è ospite e si diverte con la moglie e la figlia.
“Guarda queste banconote, sono tutte sporche!”: questa battuta, pronunciata dal presunto ispettore generale dopo aver ricevuto i soldi con i quali tutti cercano di corromperlo, è la frase che ha scatenato l’immaginazione di Michieletto, anche curatore dell’adattamento drammaturgico dello spettacolo.
In scena (in ordine alfabetico) Alessandro Albertin, Luca Altavilla, Alberto Fasoli, Emanuele Fortunati, Michele Maccagno, Fabrizio Matteini, Eleonora Panizzo, Silvia Paoli, Pietro Pilla, Alessandro Riccio, Stefano Scandaletti. Scene Paolo Fantin, costumi Carla Teti, disegno luci Alessandro Carletti, produzione Teatro Stabile del Veneto – Teatro Stabile dell’Umbria.
Note di regia
Questi soldi sono unti di grasso, di terra forse accartocciati e logori. In un grande testo, vi si accede spesso tramite un piccolo dettaglio, come una piccola chiave che può iniziare a far cigolare un grande portone. Questa battuta è stata un indizio per aprire la mia immaginazione. Chi può avere delle banconote unte? Gente che forse un po’ sporca lo è. I personaggi vengono descritti attraverso i loro odori: puzzano di cavolo, di tabacco e di vodka. È una storia che puzza di alcool e di gente ubriaca. L’alcool diventa quasi un concetto che perdura nei cinque atti: usato per calmare la paura, per comunicare la propria virilità, per festeggiare e far baldoria, per annegare la propria depressione.
Del resto, qual è la prima cosa che il Sindaco e la sua combriccola fanno nell’accogliere il presunto Ispettore? Lo fanno bere, lo ubriacano. Sfera pubblica e sfera privata si mescolano, si contaminano, si confondono. Non ci sono regole, non ci sono leggi, la violenza è dietro l’angolo, mascherata spesso da bonarietà. Un’umanità gretta e sporca, compressa nella paura per quattro atti e pronta ad esplodere nel finale in una catartica liberazione, raccontata come un’aspirazione al lusso, al divertimento facile, a un altrove forse ancora più gretto e meschino della loro realtà.
Damiano Michieletto
Orari: martedì e sabato ore 19.30; mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30; domenica ore 16.00. Lunedì riposo.
Biglietti: platea 33 euro, balconata 26 euro.
Maggiori informazioni: www.piccoloteatro.org