
La scuola è appena finita, ma di sabato pomeriggio a Firenze, nell’ambito di Rep idee 2013, c’è qualcuno che pone l’attenzione su questa grande istituzione che costruisce il domani del nostro paese. Quei qualcuno non sono persone a caso, ma Roberto Vecchioni cantautore, scrittore e insegnante, Edoardo Nesi scrittore e Antonio Gnoli giornalista di Repubblica.
Nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio, Gnoli apre l’incontro È la scuola che ci rende uguali, chiedendo agli ospiti aggiungerebbero un punto interrogativo. Nesi afferma “Troppo spesso siamo costretti a chiederci se la scuola dia uguale accesso al sapere”. Oltre all’uguaglianza è importante anche valorizzare le diversità nate spesso da una dote. Vecchioni non immagina “un’Italia migliore nel futuro, senza che venga data la possibilità alle persone svantaggiate di accedere alla scuola”.
Nel titolo pare esserci una contraddizione in termini, “non possiamo confondere uguaglianza con massificazione, – commenta il cantautore – non ha senso questa specie di clonazione intellettuale, dobbiamo sottolineare anche i meriti”. Ricorda un po’ il “mandiamo avanti i più bravi” di Baricco, all’incontro Le parole esatte da cui ricominciare. La scuola – prosegue – è il miglior sistema per dare metodi e mezzi per spaziare col ragionamento e col cuore”. Vecchioni incanta il pubblico parlando dei filosofi greci e sostenendo che il greco andrebbe insegnato in tutte le scuole come ricostruzione delle nostre radici, per distinguerci dalla “mediocrità dilagante del mondo che abbiamo intorno”.
Gnoli domanda: “Come si predispone un giovane nel momento in cui pensa a cosa sarà il futuro fuori dalla scuola?” Secondo Edoardo Nesi occorre prima di tutto valorizzare ciò che le persone studiano e far sì che non siano precarie. “Non c’è nulla da scoprire, tutto questo enorme bagaglio di cultura che abbiamo intorno deve essere valorizzato, il potenziale è nei ragazzi che ogni giorno vanno a scuola e nei loro insegnanti”.
Dando uno sguardo ancora al futuro, gli artisti commentano così il digitale. Vecchioni: “Non credo che il destino sia soltanto digitale e spero che questo sia considerato un mezzo e non un fine. La fisicità dell’insegnamento è data dai mezzi di sempre, dai sensi, dal sottolineare un libro e poi prestarlo a un altro. Caravaggio ad esempio, esisterà sempre, non si può vederlo soltanto in foto! W i libri!”
Nesi: “Non ho mai letto un libro in digitale, non mi piace, non riesco a mantenere la concentrazione”.
Qualcuno si alza dal pubblico e chiede a Vecchioni perché non prende a lezione i politici. Con un sorriso risponde: “Io non ho niente a che fare con i politici, gli artisti hanno una significato laterale della vita dettato dal cuore”.
Vorrei concludere con una riflessione ancora di Roberto Vecchioni: “Il senso dell’umanità è l’unica cosa che ci fa grandi nella nostra piccolezza. La scuola deve darci l’orgoglio di essere uomini”.
Il video dell’incontro tratto da Repubblica.it
Maggiori informazioni: http://www.repubblica.it/la-repubblica-delle-idee/firenze2013/
Noemi Neri: consulenzaletteraria@libero.it