[rating=4] Fra la Sicilia e la Puglia, fra lo Jonio e il Tirreno lungo coste di un blu talmente profondo e scuro da sembrare infinito, si srotola fiera e acuminata la punta dello stivale, stretto e talvolta ostile corridoio fra due mondi, che ha conosciuto culture millenarie e che stranamente oggi, specie in campo teatrale, non sembra portarne traccia. La Calabria è una terra di una bellezza selvaggia, altezzosa, non si è mai troppo piegata ai vezzi del turismo o alle frivolezze del “continente” di cui fa parte ma in fondo si sente “a parte”, eppure in questo strano scrigno che solo a pochi ogni tanto si schiude per davvero, si celano bellezze non solo costiere.
È il caso di Bollari – Memorie dallo Jonio uno spettacolo di narrazione scritto e interpretato dal bravo Carlo Gallo, che ha raccolto e messo in scena i racconti orali dei vecchi pescatori calabresi, costruendo l’evocativo e splendido racconto della Cecella, il più grande peschereccio dello Jonio e di due capitani dapprima compagni, poi nemici: “mastu” Rafele che butta le bombe in mare per pescare più pesce e si ritrova monco e poi mastu Peppe che un bel giorno tira su nelle reti nientemeno che un cammello e ancora il piccolo Suricicchio, che si accontenta del pesce che sa di polvere da sparo perché ha troppa fame.
Un intreccio che cattura e incanta, quasi una rete da pesca in cui rimangono imprigionati i pesci più strani, come la vopa che “se la fa sotto” quando viene catturato, perché come spiega Gallo a fine spettacolo ai suoi curiosissimi spettatori, la pesca è “magia” un po’ come il teatro e questo racconto dall’anima moderna, dove compare perfino Mussolini in visita a Crotone durante il ventennio, con in bocca parole assai misere eppure ancora così sfruttate specie in campagna elettorale, ci ricorda ancora il potere della parola, la capacità che un bravo attorte ha di portare il suo pubblico sui lidi, speriamo ancora floridi, dell’immaginazione. Bello, nient’altro da dire, speriamo di rivederlo presto nella capitale.