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Ambivalenza, detective e psicopatia sono imprescindibili per Amore non essere geloso firmato Emy Naselli

Fino al 15 ottobre 2017 Teatro Cineteatro 33 di Roma.

Due case, due coppie di amici, due casi di studio. “Amore, amore, amore ……”: ha le cuffie e non sente, egli scrittore di testi teatrali, in redazione c’è un tradimento con suicidio, ella impiegata. Lucio dai mille mali, quidi tavor, malox, gaviscon e pasticche. Anna una maniaca delle tisane: al chiodo di garofano, al finocchio, al sambuco, al biancospino.

Entrando, la bella e brava Susanna Attenni, “Che vuoi un infuso ai chiodi garofano?” per quello lo chiama e gli comunica di dover partire con Fabrizio, un collega, per un week-end di lavoro in toscana. Pur conoscendo perfettamente chi sia, perfettamente in parte da malaticcio psicopatico, il marito intepretato da Francesco Flamini, si insospettisce nel sapere meglio chi sia. Insomma alto, biondo, occhi azzurri e dimmi se non ha motivo di essere geloso. Ma lì continua con le sue cuffie sul divano e lei si dimena in esercizi di yoga davanti a lui, entrambi borbottando e giustificando incessanti perplessità sulla fedeltà di lei.

Un’altra coppia di amici di entrambi, Cinzia e Peppe a casa propria: un tavolino e delle sedie in jacquard optical perfettamente abbinati: egli, dalla mimica coinvolgente e foriero di ineludibile ilarità Valerio Giombetti, lavora al notebook e sbircia notiziee di fantacalcio e mica per gelosia, le mail della moglie. E’ sempre in tuta, pigiama a dire di Emy Naselli, logorroica precisa, vittimista nonché regista dello spettacolo. Insomma sempre lei deve pagare e occuparsi delle bollette e il marito sempre in nonchalance. Ma la sua lezione di tango con Anthony, muscoloso, scuro, palestrato, tonico, occhi verdi, i continui spostamenti di orario e le divagazioni di Cinzia creano discussioni e sospetti, si litiga in questa casa.

Ma anche nell’altra ed essendo la scena divisa in due: due case in una regia con dei ritmi recitativi e comici, davvero sorprendenti e trainanti, le battute si intrecciano e le due ragazze si trovano al telefono a confidarsi le proprie pene, ma contemporaneamente anche i mariti. E poi uomini e donne vis a vis, gli uni nella casa di Cinzia e gli altri in quella di Lucio: i primi lamentosi a compiangersi e disperarsi, le altre in esercizi aerobici sfiancanti con tanto di audioguida, ad instancabile incitamento, a voce “sensualmente maschia”, ad allargare le gambe. Il che allo squillo sospettoso sul che facessero le due consorti, da parte di Peppe, cuor di coccodrillo, non poteva che ingenerare gelosia.

I due maschietti accorrono a casa di Anna per controllare e qui va via la luce. Si ride quando il timoroso Lucio riesce a pronunciare oblungo, riferito al prolungato sonoro del telefono, ascoltato in precedenza su come dimenare le gambe rivolto alle mogli, ma non candela. Si quella che serviva a far luce, sia per trovare i contatori, e lì al buio si incrociano con non indifferente interesse, i due incaricati alla missione Cinzia e Lucio, sia per non sbattere sul divano e non finire l’uno sull’altra, Peppe e Anna.

Ancora gelosia addirittura tra amici di lunga data. Minacce di divorzio e separazione mettono sale allo spettacolo e divertono il pubblico sempre attento e presente con applausi e risate in una messa in scena meticolosa alla sincronia, all’incrocio vivacizzante e di medesimo tenore, di battute e situazioni.

Ci si ritrova a tavola per un finale con tutti e quattro i protagonisti per una cena rappacificatrice, e una volta, messe le sedie a favor di platea con tanto di occhi di bue su ognuno di loro a mò di seduta dall’analista, tutti e quattro confessano a proprio modo di essere un pò ambivalenti, un po’ detective e un po’ psicopatici e sulle note di “Gelosia” dei Dirotta su Cuba arriva il saluto, e coadiuvato dal brano coinvolgente con tanto di coro e balletto degli spettatori, il meritato appaluso e i complimenti a piena voce dai medesimi, al testo semplice ma comune a tutti, di Andrea Zancchi, e al brioso spettacolo ad elevata caratura interpretativa.

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