Un viaggio nei ricordi, nelle persone, nell’immaginario di un popolo migrante che, mentre preservava se stesso, dava vita ad un’altra cultura. Tutto questo è Parientes, il nuovo disco del trio Servillo, Girotto, Mangalavite, un vero e proprio viaggio di andata e ritorno tra Italia ed Argentina che sottolinea le radici più profonde dei due popoli.
Inizia così con il concerto del Trio la XIII Edizione di DiVino Jazz Festival 2017 al Teatro Corelli di Trecase un progetto cofinanziato dall’Assessorato al Turismo della Regione Campania e del Comune di Boscotrecase, in partenariato con il Comune di Trecase e diretto da Gigi Di Luca.
Sei anni dopo l’esordio del trio con “Futbol” e quasi 10 anni dal primo progetto “L’Amico di Cordova” il nuovo progetto “Parientes” (prodotto da EGEA Music) è una sorta di viaggio nei ricordi di un popolo (quello italiano) emigrato in Argentina, i cosidetti “Tanos” (da napoletanos come venivano chiamati tutti gli italiani che arrivavano in Argentina, a prescindere dalla loro regione di appartenenza) che ha dato vita ad un’altra cultura ma senza dimenticare o rinnegare la propria d’origine, anzi coltivando e trasmettendo le proprie tradizioni, usi, costumi, lingua in un intreccio di sentimenti, storie di vita vissuta, di amori perduti o ritrovati, sulle note di una milonga, di un tango o di una cumbia. Un omaggio alla musica popolare argentina con testi in italiano per raccontare come il mondo cambia e come tale cambiamento si riflette anche nelle relazioni familiari. Il talento musicale di Javier Girotto e di Natalio Mangalavite, entrambi argentini, si intreccia perfettamente con la ormai nota capacità interpretativa di Peppe Servillo, autore anche dei testi del disco, sia di quelli nuovi che delle traduzioni delle canzoni della musica tradizionale argentina.

Brani conosciutissimi come “Milonga Sentimental” con il quale il Trio ha iniziato il concerto, o un’emozionante versione di “Vuelvo al sur” e “Chiquilin de Bachin“, solo per citare alcune delle canzoni argentine tra le più conosciute presentate durante il concerto, alle quali hanno affiancato inediti come “Come si usa col ragù“, un “racconto” ironico e preciso di una delle “abitudini culinarie” italiane anche tra gli Argentini di origine italiana, hanno dato vita ad un concerto reso straordinario dalla magistrale interpretazione di Peppe Servillo e dalle note straordinarie di Javier Girotto e Natalio Mangalavite.
Di grande emozione, grazie al talento di Peppe Servillo l’interpretazione dei due testi recitati “Los Reyes” e “Y Todo comenzò” di Julio Cortàzar che hanno “trasportato” il numerosissimo pubblico in sala in un mondo lontano per distanze geografiche (l’Argentina) ma vicinissimo alla nostra cultura per ragioni sentimentali o di abitudini come “Cafetin de Buenos Aires” e “Parientes” (“si vede dal naso che siamo parenti, gli stessi sorrisi, gli stessi commenti”). Bellissima l’intensità narrativa di “Terra che canta non mente” un vero e proprio inno al ritorno a casa, e l’omaggio alla musicalità degli Avion Travel con un’inedita variante sudamericana di “Figlio d’Arte“, o l’ironia in perfetto stile interpretativo al quale ci ha abituato Peppe Servillo nelle sue performances artistiche con gesti, movenze e buffe espressioni per “Zia Angustias“, la classica “zia” (un nome che è tutto un programma) arcigna e austera, che magari tutti abbiamo o abbiamo avuto in famiglia.
Il piano di Mangalavite è strepitoso soprattutto in brani come “Canta Nenè” e le note sapientemente prodotte grazie ai numerosi strumenti a fiato di Javier Girotto su melodie che si alternano tra atmosfere tanguere, di cumbia villera (la musica folk nata nei quartieri poveri di Buenos Aires) e milonghe.
Un concerto da gustare, dall’inizio alla fine, e da ricordare a lungo per le emozioni infinite che è capace di suscitare.
- Peppe Servillo , Javer Girotto , Natalio Mangalavite ©SpectraFoto
- Natalio Mangalavite ©SpectraFoto
- Javier Girotto ©SpectraFoto
- Peppe Servillo ©SpectraFoto