Home Lirica Un grottesco e satirico “Der junge Lord” al Maggio Musicale Fiorentino

Un grottesco e satirico “Der junge Lord” al Maggio Musicale Fiorentino

Daniele Menghini firma la regia dell’affilata satira musicale di Hans Werner Henze, sotto la direzione di Markus Stenz

Der junge Lord © Michele Monasta - Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Con Der junge Lord (1964), Hans Werner Henze realizza una delle più articolate e affilate satire borghesi del teatro musicale del secondo Novecento. Sotto la direzione di Markus Stenz e con la regia di Daniele Menghini, il nuovo allestimento del Maggio Musicale Fiorentino coglie pienamente la natura poliedrica dell’opera: una commedia musicale che traveste la critica sociale con le maschere deformanti del grottesco, allineandosi a un filone che guarda a Brecht, a Ligeti, ma anche a Rossini e Offenbach.

L’opera si articola in due atti e, sebbene presenti le caratteristiche esteriori dell’opera buffa (concertati, recitativi, arie di carattere, ensemble), si muove piuttosto nel territorio dell’opera satirica postmoderna, con un uso sapiente del paradosso e dell’iperbole. Il libretto, firmato da Ingeborg Bachmann, trasforma una novella fiabesca ottocentesca in una critica feroce alla conformità piccolo-borghese e ai meccanismi di esclusione del diverso.

Der junge Lord © Michele Monasta - Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Der junge Lord © Michele Monasta – Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

La regia di Menghini ha colto e sviluppato questa duplicità con grande lucidità, lavorando sulla dimensione farsesca senza mai scivolare nel cabaret facile, ma anzi accentuando l’ambiguità semantica degli oggetti e dei gesti: la gonna rosa del Segretario, i rituali sociali deformati, le posture “animate” degli abitanti di Hülsdorf-Gotha contribuiscono a un teatro della crudeltà travestito da vaudeville. Splendide le scene favolistiche di Davide Signorini, con i bei costumi di Nika Campisi e luci di Gianni Bertoli.

La partitura di Henze è un capolavoro di ambiguità stilistica: recupera modelli sette-ottocenteschi (Mozart, Rossini, persino Humperdinck) e li rielabora attraverso la lente di una tonalità estesa, talvolta sfocata, talvolta abrasiva. Il compositore, che aveva attraversato Darmstadt e conosciuto il serialismo, impiega qui un linguaggio diacronico, che alterna e sovrappone stili disparati con una coerenza drammaturgica che risulta quasi cinematografica.

È la musica stessa che veicola il senso dell’opera: ogni personaggio è scritto con una tipizzazione sonora estrema, quasi caricaturale, eppure Henze riesce a evitare l’effetto puramente comico. Il giovane Lord, per esempio, “parla” attraverso gesti musicali spezzati e imitativi che anticipano la rivelazione finale; Luise ha una scrittura lirica che si piega progressivamente verso il perturbante. Il culmine musicale arriva nella festa dell’ultimo quadro, dove Henze costruisce un crescendo teatrale, per poi implodere in un finale straniato e amaro.

Der junge Lord © Michele Monasta – Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Markus Stenz ha fornito una lettura che potremmo definire “teatralmente organica”: non si è trattato di una mera concertazione, ma di una ricostruzione meticolosa della grammatica teatrale della partitura. L’Orchestra del Maggio ha risposto con prontezza alle continue mutazioni dinamiche e timbriche, mettendo in risalto i numerosi momenti di pastiche, i contrappunti ironici e le cesure formali che Henze dissemina con intenti strutturali, ma anche narrativi.

Anche la vocalità è stata trattata non solo come mezzo espressivo ma come materia scenica. Levent Bakirci ha dato al Segretario una presenza quasi “stravinskiana”, fredda e meccanica; Marily Santoro ha saputo incarnare una Luise dalla linea elegante ma non edulcorata, esprimendo la fragilità e la perdita di orientamento del personaggio nel suo assolo culminante. Matteo Falcier, nel ruolo del “giovane Lord”, ha ben sostenuto l’ambiguità performativa del personaggio-scimmia, giocando con timbri “fuori registro” e un fraseggio volutamente naïf. Esilarante l’interpretazione della cuoca Begonia di Caterina Dellaere. Efficace e bunueliano il muto Sir Edgard di Giovanni Franzoni. Bella prova anche per Marina Comparato nei panni della Baronin Grünwiesel, Andreas Mattersberger in quelli di Der Bürgermeister e Antonio Mandrillo in quelli di Wilhelm.

Der junge Lord © Michele Monasta – Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Der junge Lord è, innanzitutto, una riflessione meta-teatrale sul ruolo dell’apparenza e sul teatro come strumento di smascheramento. Il fatto che il protagonista sia una scimmia ammaestrata travestita da aristocratico è meno una gag e più una trovata strutturale: lo scimmiottamento diventa metafora della società che mima sé stessa, accettando il diverso solo quando questo si adatta alle sue convenzioni esteriori.

La musica di Henze rafforza questa dinamica proprio perché non si pone come antagonista della scena ma come suo doppio beffardo: laddove ci si aspetterebbe il lirismo, Henze introduce lacerazioni; laddove la situazione pare risolta, la musica insinua un dubbio ulteriore. Il risultato è un’opera in cui forma e contenuto si contraddicono a vicenda in un dialogo continuo, che chiede molto a chi ascolta ma offre in cambio una delle più penetranti letture della società moderna in musica. E la domanda alla faustiana sorge in ultimo, come ci ricorda il regista: cosa siamo disposti a sacrificare della nostra civilissima umanità per apparire meno bestiali e brutali di quanto siamo in realtà?

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Direzione
Solisti
Orchestra
Scenografia
Costumi
Pubblico
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un-grottesco-e-satirico-der-junge-lord-al-maggio-musicale-fiorentino<br>Maestro concertatore e direttore <br>Markus Stenz <br>Maestro del Coro <br>Lorenzo Fratini <br>Regia <br>Daniele Menghini <br>Scene <br>Davide Signorini <br>Costumi <br>Nika Campisi <br>Luci <br>Gianni Bertoli <br>Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino <br>Coro di voci bianche dell'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino <br>Maestra del Coro di voci bianche <br>Sara Matteucci <br>Corpo di Ballo <br>Compagnia KOMOCO <br>Coreografia <br>Sofia Nappi <br>Assistente alla coreografia <br>Adriano Popolo Rubbio <br>Sir Edgar <br>Giovanni Franzoni <br>Sein Sekretär <br>Levent Bakirci <br>Lord Barrat <br>Matteo Falcier <br>Begonia <br>Caterina Dellaere <br>Der Bürgermeister <br>Andreas Mattersberger <br>Oberjustizrat Hasentreffer <br>Yurii Strakhov <br>Ökonomierat Scharf <br>Gonzalo Godoy Sepúlveda <br>Professor von Mucker <br>Lorenzo Martelli <br>Baronin Grünwiesel <br>Marina Comparato <br>Frau von Hufnagel <br>Ioanna Kykna <br>Frau Oberjustizrat Hasentreffer <br>Aloisia de Nardis <br>Luise <br>Marily Santoro <br>Ida <br>Nikoletta Hertsak <br>Ein Kammermädchen <br>Letizia Bertoldi <br>Wilhelm <br>Antonio Mandrillo <br>Amintore La Rocca <br>James Kee <br>Ein Lichtputzer <br>Davide Sodini <br>Compagnia di danza KOMOCO Arthur Bouilliol, Leonardo de Santis, Glenda Gheller, India Guanzini, Paolo Piancastelli, Senne Reus, Julie Vivès <br>Figuranti speciali/Attori/Circensi <br>Roberto Adriani, Mauro Barbiero, Filippo Beltrami, Vittorio Bentivoglio, Giulia Cammarota, Marco Caudera, Andrea Fantauzzi, Marco Migliavacca, Mauro Milone, Leonardo Paoli, Marcos Piacentini, Dario Tamiazzo, Simone Ticci

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