Una trionfale e fiabesca inaugurazione per il Teatro Carlo Felice di Genova con A Midsummer Night’s Dream di Benjamin Britten sotto la sognante regia di Laurence Dale e la brillante direzione di Donato Renzetti.
L’opera venne presentata in anteprima l’11 giugno 1960 al Festival di Aldeburgh, diretta dal compositore stesso e con scenografie e costumi di Carl Toms. La scelta di un testo preesistente fu in parte una risposta pragmatica alla decisione del compositore di scrivere (con un preavviso relativamente breve) e in collaborazione con il compagno Peter Pears, un’opera a pieno titolo per celebrare l’apertura del Jubilee Hall ristrutturato al Festival di Aldeburgh, fondato dal compositore nel 1948. La musica dell’opera fu composta nell’incredibilmente breve lasso di tempo di soli nove mesi.

La scrittura musicale, di non semplice lettura, di un Britten sempre molto personale e sperimentale, vede al suo interno l’inserimento di diverse citazioni alla storia dell’opera, da Donizetti a Verdi, con la coesistenza di tre diversi piani narrativi (il regno delle fate, le vicende dei giovani ateniesi innamorati, il gruppo di artigiani aspiranti attori) uniti dall’atmosfera onirica e fantastica della notte di mezza estate, in un bosco misterioso come l’inconscio, con suoni argentei e luminosi, quali le evocative voci bianche, qui guidate dal maestro Gino Tanasini.
Regia altamente poetica e all’insegna dell’incanto quella di Laurence Dale in connubio perfetto con gli splendidi costumi di Gary McCann, che firma anche le scene, le cangianti luci di John Bishop, capaci di sottolineare con tagli e chiari scuro simmetrie magiche e cariche di stupore, evidenziando siluette naturali e umane, di alberi, fate e folletti, tra proiezioni altamente suggestive, e i movimenti coreografici di Carmine de Amicis.
Ottimo tutto il cast, a partire dal controtenore Christopher Ainslie, nel ruolo di un Oberon dalla presenza scenica autorevole e una voce ricca di sfumature e Sydney Mancasola nel ruolo di Tytania, affascinante con la sua voce eterea e la sua interpretazione ultraterrena. Bene le due coppie di amanti formate da Peter Kirk Lysander, John Chest Demetrius, Hagar Sharvit Hermia e Keri Fuge Helena, dai bei timbri e presenza scenica. Esilarante tutto il gruppo di artigiani, con David Shipley, un Bottom ora oggetto del desiderio notturno di Tytania con una mostruosa testa d’asino, ora appassionato Piramo, Seumas Begg Flute, l’irresistibile Tisbe nella recita, David Ireland il falegname Quince, Robert Burt il calderaio Snout, Benjamin Bevan il sarto Starveling, il basso Snug Sion Goronwy nei panni di The wall with hole, il muro col buco, che separa gli amanti. Infine Matteo Anselmi un Puk amorale e innocente, dai volteggi acrobatici stupefacenti.
Donato Renzetti ha saputo guidare l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice con maestria, esaltando la complessità della partitura di Britten e ricreando un’atmosfera onirica che ha catturato l’essenza dell’opera, incantando il pubblico in sala.
E il sogno si pone al centro di tutto il 2023, fil rouge di una Genova Capitale del Libro: non a caso la fiaba e la meraviglia la troviamo anche nel vicino Palazzo Ducale che fino al 7 aprile 2024 ospita la mostra Calvino cantafavole in collaborazione con le Scuderie del Quirinale di Roma, per festeggiare il centenario dalla nascita del grande scrittore e letterato con un percorso incantato tra illustrazioni, storie, fiabe musicali, tarocchi, dipinti, in una cornice arborea che la lega indissolubilmente al Sogno shakespeariano.
Chapeau per tutti.