Ad Antella, frazione del comune di Bagno a Ripoli a pochi chilometri da Firenze, si sale a bordo della Carrozza 10 – Il Vagone della Vedova Begbick per ritrovarsi catapultati nell’Antica Roma durante un ricco banchetto. Un’esperienza davvero unica e suggestiva organizzata in modo lungimirante dall’Associazione Archètipo che cura anche la stagione teatrale del limitrofo Teatro Comunale.
Così la Carrozza 10, chiamata Il Vagone della Vedova Begbick in onore del vagone-birreria gestito dall’omonimo personaggio del dramma “Un uomo è un uomo” di Bertold Brecht, si trasforma in una vera macchina del tempo, dove la degustazione attinge direttamente dalle ricette raccontate da Apicio nel De re coquinaria scelte con cura e rese in parte più vicine ai gusti contemporanei da Vanessa Crespina, meglio conosciuta come La massaia contemporanea.

La ricerca è sopraffina, a partire dall’accoglienza: Giulio Mayer nei panni di un buffo servo, come il Satyricon di Petronio ricorda, ci accoglie lavando piselli in un catino d’argento, mentre il suo compare Marco Malevolti ci porge una corona di alloro da indossare ed una piccola pergamena con illustrato il menù, rigorosamente in latino. Quindi due graziose serve romane (Ina Trifi e Althea Winning Fallaci) ci fanno accomodare – con il suggestivo rito del lavaggio delle mani – alla tavola imbandita con bicchieri, un cucchiaio di legno come unica posata, una ruota di fragrante pane macinato a pietra, la cui mollica, come in un autentico banchetto romano, servirà per pulirsi mani e bocca.
E’ la stessa cuoca Vanessa Crespina che ci illustra le peculiarità della cucina dell’Antica Roma e gli usi ed i costumi suoi propri, come la presenza del solo cucchiaio come posata e l’uso delle mani per mangiare, del servire il vino non come si conosce oggi ma annacquato per l’occasione al 50% (quello puro era destinato agli dei). Scopriamo che i romani non usavano il sale per salare le pietanze, troppo costoso, bensì il garum o liquamen, ovvero una salsa fermentata di interiora di pesce simile alla colatura di alici ma in versione fermentata – ancora presente in Sicilia – e per l’occasione scelta a base di tonno. La portata centrale erano gli antipasti, che potevano raggiungere le sette pietanze, quindi seguiva il primo, il secondo, il dolce e la frutta.
E la serata procede come da scaletta romana: come antipasto un piatto ricco di pasticcio apiciano, insalata, olive, uova salate con il garum e frittata servita con il miele. Gusti nuovi ma piacevoli al palato, accompagnati da un bicchiere di Mulsum, vino liquoroso addolcito con il miele, una sorta di passito dal gusto più acceso.
Quindi il primo, la zuppa d’orzo, uno dei cereale più usati, con verdure e legumi, insaporito con il garum e spezie quali l’aneto, la maggiorana e il finocchietto: un piatto di origine tipicamente popolare, ma dal sapore delicato e corposo.
La serata prosegue piacevolmente con momenti di convivialità tra i commensali e le interpretazioni satiriche ispirate all’opera di Petronio, con protagonista Roberto Gioffrè nei panni dello strabordante Trimalcione, che, ubriaco, tesse le lodi dei propri successi economici, tra una rima e una poesia.
Il secondo è il pollo numidico, ovvero la faraona cotta con datteri, pinoli, miele e aceto: un piatto deciso, che ben si sposa con il contorno di barbabietole alla senape, dolce con una punta piccante.
Infine il dolce: una sorta di flan di pere cotte con mosto, miele e uova, accompagnato da un dattero ripieno di frutta secca e miele, il tutto adagiato su una bella foglia di fico per un finale piacevole. Al termine, non può mancare il ricco vassoio carico di frutta da cui poter scegliere uva, datteri, fichi secchi etc.
Un banchetto stravagante e pieno di sorprese del ricco e volgare parvenu Trimalcione, che conclude celebrando un finto funerale e chiedendo di esser portato via in un sudario.
Interpretazioni divertenti e comiche quelle dei tre attori, ben orchestrate da Riccardo Massai tra una portata e l’altra, in una reinterpretazione culinaria davvero interessante per sapori e saperi.
Prossima fermata della Carrozza 10 sarà il 21 dicembre in una Firenze rinascimentale, per gustare le ricette di Michelangelo Buonarroti, accompagnati dal viaggio-spettacolo di una libera rivisitazione de “La cena delle beffe” di Sem Benelli.
Per maggiori info: https://www.archetipoac.it