A pochi passi da Piazza del Campo, là dove la città vibra della sua storia più profonda, l’Osteria Le Logge continua a essere un luogo che la ristorazione viene raccontata, custodita, trasformata. Qui, nell’ex drogheria Barblan & Riacci, tra cassetti in legno e vetrine originali, resiste un’anima che Gianni Brunelli ha seminato nel 1978 e che oggi vive in un equilibrio prezioso tra nostalgia e rinnovamento.

È un’osteria che si muove come un laboratorio culturale, un crocevia dove sono passati scrittori, accademici, politici, e dove Antonio Tabucchi, si dice, abbia scritto bevendo champagne. Ancora oggi i suoi allievi tornano a ricordarlo allo stesso modo: un brindisi in sua memoria e una storia che si rinnova.
A guidare il presente è un trio saldo: Mirco Vigni, restaurant manager dall’eleganza spontanea; il maître Agostino La Sorte, custode di una cantina che sfiora le 12.000 bottiglie; e lo chef Nico Atrigna, campano di origine e senese d’adozione, che firma una cucina essenziale, attenta all’estrazione del gusto. Una cucina “di autenticità”: pochi fronzoli, molta sostanza, memoria e contemporaneità in dialogo costante.
Il percorso inizia con una scelta non scontata: due cocktail di benvenuto pensati come estensione dell’idea di cucina.
Il Tarassaco è un concentrato aromatico che gioca su ron El Amparo, frigitelli, coriandolo e cannella, yuzu e mela: un mosaico erbaceo e speziato chiuso da una crusta teatrale di cavolo viola, peperone giallo e cioccolato allo zafferano. Il gemello analcolico, Forastio, ha un profilo più verticale: mango, ginepro, rabarbaro, lime e balsamico, freschezza da orto e nuance mentolate.
Gli amuse-bouche sembrano uscire da un taccuino di appunti personali dello chef: polpette cacio e ova fragranti; tonno con acciughe e capperi su topinambur croccante; carciofo arrosto con tartare di gamberi, carne fritta e aglio nero; noci di cioccolato ripiene di fegato di coniglio; arrosticini avvolti nel lardo con salsa orientale. Una sequenza che passa dal comfort alla tecnica, dalla memoria toscana al gioco fusion, senza mai perdere coerenza.
In abbinamento, il Pinot Grigio 2021 di Livio Felluga, dalle sfumature ramate, aromatico e nitido, accompagna l’avvio con una bevibilità che sostiene senza invadere.
L’antipasto è un quadro a tinte pastello: uovo pochè con spuma di patate, polvere di cipolla e mela cotogna. Un piatto che vive sulla tensione dolce-sapida, con una compostezza quasi nordica.
I primi riportano invece a un’Italia più rumorosa, più affettiva. Le tagliatelle al ragù tradizionale, tirate a mano, parlano il linguaggio della casa, della notte in cui il sugo sobbolle piano.
I tagliolini al burro aromatizzato al pino, con bottarga di tonno e polvere di lamponi, sono invece uno dei momenti più sorprendenti della cena: un’essenzialità apparente che nasconde un equilibrio delicatissimo tra grassezza, iodio e acidità.
La scena cambia tono con l’arrivo del Rosso di Montalcino 2023 di Gianni Brunelli, figlio della vigna che Laura continua a curare con dedizione. Giovane, vibrante, con un tannino appena scalpitante, accompagna il piatto più narrativo della serata.
Il coniglio disossato farcito con fegato, mirtillo e prosciutto, con salsa di carote e carote arrostite, è un esercizio di finezza toscana contemporanea: struttura e dolcezza, mineralità e profondità. È il piatto che riassume in un sorso e un boccone il passato e il presente dell’Osteria.
Un gelato all’olivello spinoso rinfresca come un soffio nordico prima dei dessert finali: panettone della casa con gelato e crema alla vaniglia; millefoglie con crema caramello e gelato al cioccolato. Due dolci che oppongono, volutamente, tradizione e tecnica.
La serata si chiude, come accade spesso per chi ama la ritualità notturna della gastronomia senese, da Margheritè, il tapas bar dei proprietari. Qui il barman Francesco firma cocktail narrativi, quasi teatrali, come quello al Balsamo di Riga, sake invecchiato, sedano, menta, wasabi, crusca, una ventata invernale d’oriente.
Il Papavero (bitter al papavero e vietnamita, barbabietola, amarena, burro alla crusca, bicchiere affumicato al luppolo) è un sipario rosso e aromatico che chiude con la stessa intensità con cui la cena era iniziata.
L’Osteria Le Logge è un luogo che sfida le categorie: non è un fine dining, non è un’osteria classica, non è un ristorante tradizionale. È un organismo vivo, attraversato da memoria, tecnica, contaminazioni, cultura. La forza di questa squadra, da Mirco ad Agostino, da Nico alla brigata, sta proprio nell’essere eredi consapevoli di un passato forte, ma anche custodi del presente gastronomico senese.
Se vieni a Siena, dicono ancora oggi i concittadini, vai a mangiare dal Brunelli.
Non è un proverbio: è una geografia emotiva. E dopo una cena così, si capisce perfettamente perché.
Osteria Le Logge
Via del Porrione 33
53100 Siena
http://osterialelogge.it/