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“Storia d’amore e di morte tra un vampiro e una Violinista nella Sicilia dei nostri giorni” di Giandomenico Ruta

Voglio iniziare proprio dal principio, come si dice “il buongiorno si vede dal mattino”. È  nella prima pagina, infatti, che trovo un errore che vedo ovunque, nei titoli del telegiornale, nelle pubblicità di grandi marche, nelle insegne dei bar, un errore insopportabile che in un libro si accetta ancora peggio, ossia la e del verbo essere maiuscola scritta con l’apostrofo. Vorrei ricordare che la E accentata si può fare con tutti i computer in svariati modi, ho le prove.

Poteva essere un refuso, se non si fosse ripetuto in tutto il libro e forse qualcuno meno fissato poteva anche lasciare correre, ma l’autore è un professore di lettere e poi, diciamocelo, è italiano non pignoleria.

Ma veniamo alla storia, nelle prime righe viene svelato tutto, fine compresa, ma questo non costituirebbe un problema se ci fosse un escalation di avvenimenti a tenere l’attenzione del lettore. Il libro, infatti, scorre solo dopo aver oltrepassato la metà. Prima è un insieme di luoghi comuni, frasi banali, pesanti spiegazioni di termini esoterici con periodi che sembrano un corso accelerato di magia. In fondo, per i più recidivi, c’è anche un apposito vocabolario.

Sembra che l’autore abbia l’intento di disseminare nel romanzo, dettagli che riconducano a ricerche storiche sui vampiri. Troviamo a questo proposito il pipistrello Desmodus Rotundus, una delle tre razze al mondo che si ciba di sangue, viene citata la parentela di Carmilla con Vald Tepes l’impalatore, a un certo punto salta fuori la Sindrome di Reinfield, poi un malato di porfiria (anche qui con tanto di spiegazione) assolutamente non necessario ai fini nella storia. Insomma, un’accozzaglia di nozioni legate al fenomeno del vampirismo, senza che però siano davvero parte integrante dello svolgimento dei fatti.

Di fronte ad alcune banalità, ho attraversato anche io “momenti di sconforto che la vita non manca mai di offrire”. La storia prende in prestito a destra e a sinistra con il risultato di un collage letterario. Si legge un richiamo al Ritratto di Dorian Gray nel quadro vivo della protagonista, troviamo l’apparizione amletica del padre defunto, la tv con il cavo staccato che funziona lo stesso, stile The Ring, o ancora il vampiro che non può entrare in casa se non esplicitamente invitato, come in Lasciami entrare. Il signor Omar che arriva come il deus ex machina facendo il Van Helsing della situazione, insomma nulla di nuovo. La trama è quella del titolo con l’aggiunta che il vampiro Brando vuole uccidere Giulia ma non ci riesce e viene sconfitto, tanto c’è scritto all’inizio.

La storia è scritta in prima persona e a tratti sembra di leggere un tema. Oltrepassata la metà, le cose migliorano, meno spiegazioni e più azione, anche se, Giulia subisce una serie di visioni e rituali magici senza però avere delle reazioni direttamente proporzionali al male che le viene fatto. Il suo subire passivamente la fa apparire irreale, forse si doveva calcare di più la mano sul raggiro psicologico che poteva attuare il fascinoso vampiro.

Giandomenico Ruta vive e lavora a Messina.

@Neri_Noemi

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