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Partita spagnola di Alessandro Baricco e Lucia Moisio

Quando si nomina il noto e controverso scrittore Alessandro Baricco, l’associazione spontanea è a due delle sue opere: Novecento e Seta. Forse perché oltre che essere due testi dotati di forte carica emotiva, sono stati anche tradotti cinematograficamente. Di fatto, comunque, chi è appassionato conosce bene la bibliografia dell’autore, dove troviamo insieme ai romanzi, anche saggi su argomenti musicali: Il genio in fuga su Rossini e L’anima di Hegel e le mucche del Wisconsin, sul rapporto tra musica e modernità.

Baricco, infatti, nasce come musicologo e musicista, diplomato in pianoforte al conservatorio. Nel 1986, si imbatte nella biografia di Domenico Scarlatti, clavicembalista italiano del periodo settecentesco, e viene a conoscenza della storia di Farinelli, considerato il più famoso cantante lirico evirato della storia. Si rivolge a Lucia Moisio, oggi sceneggiatrice e regista, nonché collega alla Scuola Holden di Torino fondata da Baricco stesso.

La sceneggiatura Partita Spagnola venne scritta in una corsa contro il tempo per partecipare al Premio Solinas, rivolto ai giovani talenti nel cinema italiano, dove si aggiudicarono la Menzione Speciale della Giuria. Il film non fu mai realizzato, o meglio, i due mandarono il testo al regista belga Gérard Corbiau e un anno dopo uscì FarinelliVoce Regina, un film, più che sulla vita di Farinelli, incentrato sulla sua castrazione. Curiosa coincidenza.

Ovviamente non aveva nulla dell’opera di Baricco e Moisio, dove la castrazione viene resa nota all’inizio con un’immagine abbastanza forte e dopo ci si dedica interamente alla vita del musicista. Una storia che non ricalca la biografia del vero Farinelli, ma che intrattiene con punte di ironia che escono dal ‘700 per contestualizzarla ai nostri tempi. Come quando il cantante rifiuta l’offerta del Re di stabilirsi a corte per un anno, rispondendo: “Abbiamo ancora un bel pezzo di mondo a cui mozzare il fiato” e il Re: “Invidio quel pezzo di mondo. Non invidio voi. Addio, Farinelli. Per essere un castrato non si può dire che vi manchino le palle”.

Se si legge Partita Spagnola con attenzione, non si può fare a meno di notare il parallelismo con Novecento. È lo stesso Baricco a spiegare: “Se ci pensate, il cuore della faccenda è lo stesso: c’è uno che sa fare una cosa da dio e, per assurdo, la fa in una situazione nascosta, protetta e confinata. […] Guarda caso, in entrambe le storie il protagonista è un musicista: il più grande cantante, il più grande pianista”.

Il genio, in entrambi i casi, ha una spalla: il trombettista per Novecento e Scarlatti per Farinelli. Le coppie si incontrano per la prima volta da sole, quando uno dei due si è perso. Uno orfano e uno castrato. Un parallelismo involontario, come sostiene l’autore: “Leggevo, e a un certo punto ho incominciato a capire e a trovare indizi uno dopo l’altro. Alla fine leggevo solo per trovare i pezzi di Novecento, lì dentro. Era una specie di gioco”.

Questo, perché il tempo passa ma le storie restano, hanno un cuore che continua a pulsare pronto a spuntare fuori al momento giusto.

 

Noemi Neri: consulenzaletteraria@libero.it

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