
Oscar Mondadori
Partiamo dal principio, perché Agatha Christie nelle prime pagine di C’è un cadavere in biblioteca, cita un libro di Carolyne Keene in cui il cadavere di una bionda viene trovato in biblioteca, sembra voler essere un omaggio a questa scrittrice oppure a un gruppo di scrittori, perché Carolyne Keene è lo pseudonimo sotto il quale si celavano gli autori dello Stratemeyer Syndicate.
Colpisce subito la descrizione iniziale attraverso i rumori e la loro intensità, come il clangore del chiavistello, il rumore delle imposte di legno, il tramestio delle faccende mattutine, i passi svelti, il fruscio della gonna, il tintinnio delle tazzine, il discreto bussare. Tutto questo accade quando la signora Dolly Bantry è nel dormiveglia, poco prima di essere messa al corrente del cadavare trovato, appunto, nella sua biblioteca.
Quasi subito, Dolly chiama un’amica affinché accorra per dare una mano nelle indagini, sembra tutto un gioco. È qui che entra in scena il personaggio di Miss Marple, che gli appassionati di Agatha Christie conosceranno già. Questo personaggio infatti, si può dire che funge da deus ex machina e compare in ben 12 romanzi e in 20 racconti.
Miss Marple non fa parte della polizia, ma è famosa per il suo intuito da investigatrice dilettante. Il nome Marple deriva da una cittadina inglese e la sua descrizione si rifà a una vecchia zia dell’autrice. È stata tratta anche una serie televisiva dedicata a questo personaggio, dove il romanzo in questione è stato adattato per la BBC.
Miss Marple, dunque, inizierà a indagare sulla morte della ragazza trovata nella biblioteca di casa Bantry, ci troviamo di fronte a un giallo classico, il cadavere si trova in un contesto quasi impossibile, come l’autrice stessa scrive “sono cose che avvengono solo nei libri” e a risolvere il caso è un personaggio dilettante che indaga su una cerchia ristretta di persone.
È interessante notare che l’autrice inserisce se stessa nel romanzo come autrice di gialli a cui è stato chiesto l’autografo, citando anche Dorothy Sayers, autrice di polizeschi ma anche traduttrice, ha tradotto per esempio, La Divina Commedia in inglese. Cita anche Dickson Carr, uno dei maggiori esponenti dell’enigma della camera chiusa.
Una delle caratteristiche più evidenti di Miss Marple, è il fare una sorta di “paragone tra disgrazie”. Per esempio, a proposito dell’analisi di un personaggio, le si chiede: “per favore fornitemi anche il parallelo nel vostro paese”. Questo, per analogia, evoca il mondo editoriale. Molti editori infatti, utilizzano la tecnica del “gemello” quando devono pubblicare un libro, ossia cercano tra i testi già editi, quello che si avvicina di più al romanzo che hanno in esame per analizzarne il successo, il target ecc.
Tornando al romanzo, è senz’altro scorrevole e l’epilogo assolutamente imprevedibile. L’omicidio passa in secondo piano per lasciare spazio alle caratteristiche personali dei personaggi. Sembra di assistere più a un chiacchierio di fondo che a delle vere e proprie indagini.