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I viaggi controvento di Federico Pace

Controvento. Storie e viaggi che cambiano la vita è una raccolta di racconti che affronta il tema del viaggio in maniera inusuale e innovativa, con una carica attrattiva che cattura il lettore sin dalle prime pagine.

Se si pensa a un viaggio che cambia la vita viene in mente un mese in Africa ad accarezzare giraffe e elefanti, un anno in Cina a lavorare nelle risaie, i sette anni in Tibet di un famoso film… insomma lunghi periodi dall’altra parte del mondo a ritrovare se stessi nel confronto con culture totalmente diverse dalla nostra.

E questa era la mia idea quando ho preso per la prima volta in mano l’ultimo romanzo di Federico Pace Controvento. Storie e viaggi che cambiano la vita, pubblicato da Einaudi a maggio di quest’anno; la quarta di copertina smaschera subito l’equivoco però, si legge infatti: «Viaggiare non vuol dire soltanto attraversare il cuore segreto dei continenti. Viaggiare è anche l’uscita dall’infanzia, l’inizio di un’amicizia, la rottura di un legame che credevamo non potesse finire mai.»

Pace scrive un libro di viaggi reinterpretando il concetto di viaggio ma allo stesso tempo confermando il valore simbolico che da sempre l’errare ha per l’uomo, ovvero quello della scoperta di sé, del perdersi fisicamente per ritrovarsi spiritualmente e i protagonisti del libro non hanno bisogno (almeno non tutti) di attraversare oceani e continenti per sentire che qualcosa dentro di loro è cambiato, ad alcuni basta una strada, un ponte e addirittura, in un caso, semplicemente il viaggio che si fa da terra alle braccia del proprio padre.

Ma l’accattivante gioco dell’autore non finisce qui, i protagonisti delle storie infatti non sono persone comuni ma personaggi noti del mondo dello spettacolo, della musica, dell’arte, della scienza (Frida Kahlo, Joni Mitchell, David Bowie, Jorge Louis Borges, Albert Einstein, Samuel Beckett, per citarne alcuni) e Pace prova ad immaginare il momento che ha cambiato la loro vita, quell’istante in cui il loro percorso ha preso una via imprevista e niente era più come prima.

Nell’incipit “Prima di partire” c’è la chiave di lettura, le lenti da indossare prima di mettersi a sbirciare nelle vite di questi uomini, si legge infatti: «Un passo più in là, un movimento ampio o breve. Andare via proprio in un certo momento. È allora che le cose cominciano ad accadere. Quando si schiude la porta della stanza dei giorni quotidiani e si va oltre l’incanto di un tempo immutabile, oltre la promessa beffarda che la vita può attendere ancora a lungo. Andare via. È allora che la vita sembra poter accadere in maniera più decisa e repentina. Intensa e improvvisa.»

Per Pace e per i suoi protagonisti il viaggio è lo strappo necessario da compiere per poter cominciare realmente a vivere, smettendola di temporeggiare e aspettare che qualcosa accada e trovando la forza di farlo finalmente accadere.

Un’attenzione particolare va secondo me posta anche alla divisione dei racconti in “capitoli” o, per dire ancora meglio, aree tematiche che danno la linea guida della natura dei viaggi di cui ci si appresta a leggere: “Legami e battaglie”, “Distacchi e avvicinamenti”, “Origini e mutazioni”, “Attese e ritorni”, “Lacerazioni e riconquiste”. Sono tutte coppie di parole che racchiudono un percorso da un punto A ad un punto B: i legami generano battaglie, i distacchi sono seguiti da avvicinamenti, per chi attende c’è sempre qualcuno che ritorna e le vecchie lacerazioni alla fine, sanate, divengono riconquiste; anche così allora si torna a parlare del viaggio, non da un paese all’altro ma da uno stato d’animo all’altro.

I viaggiatori di Pace sono viandanti erratici che potrebbero essere descritti con una frase presa da Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar: «Un Ulisse senz’altra Itaca se non quella interiore» e il libro ha proprio in questa idea di fondo una potenza attrattiva altissima che si sprigiona nelle prime pagine ma, andando avanti nella lettura, qualcosa si perde nelle pieghe di una scrittura complessa e a volte macchinosa, che gioca troppo con la subordinazione; ci sono passaggi in cui il lettore fatica a non perdere il filo e troppo impegnato a ricostruire il periodo, si fa sfuggire il significato di quello che sta leggendo.

Pur avendo alla base un’ottima idea e nonostante picchi di grande bellezza con pagine che restano nel cuore, nel complesso Controvento delude un po’ le aspettative altissime di chi comprandolo pensa di trovare un libro della vita che lascerà folgorati come sulla via di Damasco, ma per chi ha voglia di una lettura innovativa, carina e per molti versi stimolanti troverà in questo volume ciò che cerca e anzi forse anche qualcosa in più.

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