
Mo Yan, “contadino senza cultura” come lui stesso si definì al Salone del Libro di Torino nel 2007, si aggiudica il premio Nobel 2012 con Cambiamenti, edito da Nottetempo, per “il suo realismo allucinato con il quale unisce il racconto, la storia e il contemporaneo”.
Ginevra Bompiani commenta sul Messaggero: “Ho scelto Mo Yan non solo per la qualità letteraria ed estetica, ma anche perché Cambiamenti è un libro vivo, divertente, un ricordo del Comunismo dal punto di vista di un ragazzo né dissidente né confidente, che si fa cacciare da scuola, diventa operaio ma dilapida in sciocchezze i pochi soldi che guadagna.”
A guidarci tra le strade della Cina, in un rapido excursus di quarant’anni, dal 1969 al 2009, gli occhi di Xiao Mo e le ruote del Gaz-51.
Il protagonista narra la propria storia iniziando dal principio, un bambino che piano piano si fa adulto attraverso le esperienze che lo investono, o meglio i cambiamenti. Una storia in cui non si avverte il passaggio del tempo, ma ci si lascia guidare dalle sensazioni, dalle critiche non sempre troppo velate, che lo scrittore rivolge a chi detiene il potere nel suo paese.
Una storia, che sembra essere stata sbobinata dalla voce di un uomo colpito dai cambiamenti epocali che investono la vita.
Guan Moy, ha iniziato a usare lo pseudonimo Mo Yan nel 1981, il suo significato è “colui che non vuole parlare”. Autore di sette romanzi e numerose raccolte di racconti è uno tra i maggiori scrittori cinesi contemporanei.
NdA: Rimane lo scetticismo nei confronti dei premi letterari, ma bisogna pur stare al passo con i tempi!