Home Cinema Film da vedere Predestination: il tempo prima o poi raggiunge tutti

Predestination: il tempo prima o poi raggiunge tutti

[rating=4] Esce in Italia il prossimo 1 luglio “Predestination” , l’ultimo lavoro dei fratelli (gemelli, sarà un caso?) Peter e Michael Spierig, tratto dal racconto “Tutti voi zombie” del 1959 di Robert Heinlein. Il film non parla affatto di zombie, ma racconta la vita di un agente molto particolare interpretato dal poliedrico Ethan Hawke (già protagonista di Daybreakers-L’ultimo vampiro, sempre dei fratelli Spierig, film da più di 65 milioni di dollari di incasso) che deve affrontare Fizzle Bomber, uno spietato criminale che compie attentati e che continua a sfuggirgli; la sua missione è appunto quella di salvare migliaia di vite messe in pericolo dai terribili piani di questo assassino senza scrupoli.

Il film, le cui riprese sono durate poco più di un mese, è stato girato a Melbourne, città adatta alla molteplicità degli scenari richiesti dalla storia, ma è ambientato nella New York del 1970.

Hawke interpreta il ruolo chiave di un barista, personaggio che diventa sempre più misterioso ed avvincente col procedere del film, ed è affiancato dalla talentuosa e versatile Sarah Snook (una delle attrici più interessanti del panorama australiano, protagonista tra l’altro in una serie drammatica per Sister of war) che interpreta sia il ruolo maschile di John, il cui pseudonimo è La Madre Nubile, che quello di Jane.

Predestination

La doppia natura del suo personaggio è realizzato sia attraverso un trucco sapiente e semplici protesi (che aiutano a comprendere la trasformazione che Jane “attraversa” per diventare La Madre Nubile) e sia per mezzo della luce, molto più alta per far esaltare la bellezza del personaggio femminile, più scura e quasi pensierosa per quello maschile.

Interessante anche il misterioso personaggio di Mr. Robertson, interpretato da Noah Taylor (uno dei più preparati attori australiani, già in Lara Croft: Tomb Raider e La fabbrica di cioccolato) a tratti paterno, ma anche sinistro, che guida il viaggio di Jane nel suo nuovo mondo al di fuori dell’orfanotrofio dove è stata abbandonata e nella nuova vita nei Servizi Governativi.

Il film può definirsi un enorme puzzle, un insieme di almeno otto film diversi in uno, il cui fulcro della narrazione è la storia raccontata dalla Madre Nubile al barista, ma è soprattutto un viaggio attraverso il tempo, i personaggi, la sessualità.

L’azione si sposta dal 1945 al 1993 ed ogni epoca è sapientemente differenziata dall’altra attraverso l’architettura, il design ed i colori: gli anni ’60 sono caratterizzati dal verde e da un look molto scuro, i ’60 dalle tonalità blu e verde pavone con finiture argento effetto spazio, i ’70 dai toni caldi del marrone e dell’arancio (con particolare efficacia e suggestione nel bar si ritrovano tutti colori autunnali, molti vetri ambrati ed accessori in ottone), gli ’80 ed i ’90 da tonalità monocromatiche piuttosto neutre per conferire un effetto senza tempo.

La pellicola è avvincente, ma anche toccante e fa riflettere sul destino umano e su senso del libero arbitrio, ruotando attorno al concetto di predestinazione.

Pregevoli i costumi di Wendy Cook, che è riuscita a trasformare le parole in colori (stupende le uniformi bianco-blu delle reclute dei Servizi governativi in perfetto stile Mary Quant) e creativa, nell’evoluzione sia della storia che della moda, nelle trasformazioni di Jane in uomo (dalla gonna a ruta, a quelle svasate e, infine, ai pantaloni).

Da menzionare anche la fotografia di Ben Nott, uno dei direttori della fotografia più importanti d’Australia, il trucco di Tess Natoli, anche lei tra i più importanti make up & hair designer australiani, e gli effetti speciali di Steve Boyle, tutti già collaboratori dei fratelli Spierig in Daybreaker- L’ultimo vampiro.

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