[rating=5] Più che un docufilm è una sana lezione di come si possano rincorrere i sogni, avere una vita intensa anche a 92 anni ed essere tra le donne più eleganti degli Stati Uniti. Iris Barrel Apfel è un’icona di stile nella moda di tutto il mondo. Piccola, magrissima, capelli bianchi, ancora folti e lucidissimi, portamento impeccabile, ma soprattutto di una creatività spiazzante. Nonostante le tante primavere ancora oggi divide la propria giornata in numerosi impegni. Si dice continuamente “stanca” ma va avanti, concede interviste, organizza mostre, gestisce il management legato al suo nome. Interi depositi pieni di cose acquistate nei suoi viaggi per l’Europa da cui tornava con tir lunghi anche 12 metri. Oggi, quei capi, oggetti, statue, tutto con una linea di originalità fuori dal comune, sta andando poco a poco via. Anche se, il distacco le pesa, e non poco, ma, col tempo “di notte hai altre cose a cui pensare”. A chi le domanda perché non è mai ricorsa alla chirurgia plastica per qualche ritocco, risponde che non vuole “somigliare ad un quadro di Picasso” e che “non conta essere belle ma interessanti”.
Di origini russe, cominciò il proprio lavoro occupandosi di tessuti, disegnandoli, creandoli, inventando stili impensabili, mescolando folk, etno, con grandi firme. La sua caratteristica sono gli occhiali, grandi come il fondo di una bottiglia, rotondi, neri. Un modello che non ha mai cambiato e che la contraddistingue. Per una delle tante mostre che si vedono nel docufilm ve ne è una in cui i manichini indossano proprio i suoi occhiali. La prima donna ad indossare un paio di jeans che, all’epoca, erano solo per gli uomini. Ed infatti indossò un modello maschile a cui abbinò una maglia semplice e fu un successo.
Curiosità ed ironia le sue armi per lottare contro il tempo ed a guardarla è lei che l’ha avuta vinta fino ad ora. Gli abiti firmati, haute couture, accumulati in un’intera vita sono stipati in interi edifici ed a riprenderli le collaboratrici indossano rigorosamente dei guanti affinché non si rovinino col sudore o la polvere alle mani. Ma, dietro la storia avvincente di questa donna vi sono pure delle rinunce: i figli. Questo perché quando era piccola, verso gli 11 anni, la sua mamma decise di riprendere a lavorare dopo avere interrotto per fare appunto la mamma. Lei si sentì abbandonata e decise di non volere figli se essi, a causa della sua carriera, si sarebbero sentiti nella stessa condizione che provò lei in tenera età. “A volte devi rinunciare a qualcosa – dice – ed a volte sei tu!”
Un lavoro portato come evento speciale l’8 marzo a Roma nella sala Bio della grande Multisala Cinema Massimo Ferrero. Uscito il 29 aprile del 2015 negli Stati Uniti è arrivato ora in Italia. Ma oltre al film girano anche gli abiti e gli accessori. Un punto forte dell’abbigliamento di Iris Apfel sono proprio le collane che sono grandi, colorate, vistose e soprattutto, una incastonata ad un’altra, “Ma devono essere disposte in modo da non sembrare assemblate!” Il tutto insomma deve dare l’idea di un tutt’uno, naturalezza. Al suo fianco è da sempre il marito, innamoratissimo, Carl Apfel, sposato nel 1948, con cui ha diviso lavoro e vita. Due anni dopo il matrimonio fondarono una società importante operante nel tessile. Fu la svolta per entrambi. Arrivando anche alla Casa Bianca per rinnovare il design interno.
Alla domanda tra i loro ricordi alla Casa Presidenziale è lui che accenna come tra i tanti Presidenti (Truman, Eisenhower, Kennedy, Johnson, Nixon, Ford, Carter, Reagan e Clinton) ebbero qualche problema solo con “Jackie Kennedy”, Apfel però è diplomatica ed ecco che gli dà una sonora gomitata e l’intervista dribbla verso altri ricordi. Assolutamente da vedere o richiedere di essere visto. Sottotitolato in italiano dona entusiasmo e positività agli spettatori e, di questi tempi, direi davvero che non è poco. Buona visione.