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“Anatomia di una caduta” di Justine Triet

Un thriller che scava nei segreti di una famiglia e mette al centro un ritratto di donna provocatorio e fuori dagli schemi

Anatomia di una caduta

“Anatomia di una caduta” di Justine Triet, vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, è un thriller giallo che non si dimentica, 150 minuti di alta tensione. Con Sandra Hüller, Swann Arlaud, Samuel Theis, Jehnny Beth.

Sandra è una scrittrice che vive con il marito Samuel e il figlio non vedente Daniel in un remoto chalet di montagna sulle Alpi francesi. Quando Samuel muore in circostanze misteriose, Sandra viene accusata di omicidio e il processo mette a nudo la relazione tumultuosa che aveva con il marito, nonché la sua personalità ambigua. Le cose si complicano quando anche il giovane figlio arriva al banco dei testimoni…

Spiega la regista: “La mia intenzione era quella di girare un film che raccontasse la caduta di una  coppia. La discesa fisica ed emotiva di un corpo diventa il simbolo del declino della storia d’amore dei due protagonisti. Questa coppia ha un figlio che scopre la natura burrascosa della relazione tra i genitori durante un processo, in cui viene esaminato ogni aspetto del loro passato. Più il processo va avanti, più il dubbio si insinua nel ragazzo, che prima aveva una completa fiducia nella madre: questo segna una svolta cruciale nella sua vita.

Anatomia di una caduta
Anatomia di una caduta

Il film vuole sollevare delle domande importanti sulla reciprocità, sulla fiducia e sulle dinamiche di un rapporto di coppia. La protagonista, Sandra Voyter, è una scrittrice di successo, mentre suo marito, anche lui scrittore, si dedica di più all’insegnamento e all’homeschooling per il figlio non vedente: già da qui capiamo che il tradizionale schema di una coppia ha i ruoli invertiti. La ricerca da parte di

Sandra della propria libertà e la sua volontà forte creano uno squilibrio nella relazione e il film ci invita a mettere in discussione le nostre nozioni preconcette di democrazia in un rapporto di coppia e come questa possa essere danneggiata da impulsi di sopraffazione e di rivalità. Nonostante le loro difficoltà, l’idealismo dei due protagonisti e il rifiuto di rassegnarsi a una situazione tutt’altro che perfetta resta ammirevole: anche nelle loro discussioni e nelle loro trattative continuano almeno a essere onesti l’uno con l’altro, rivelando in questo un amore profondo che persiste nonostante le sfide.

Ho scritto il film con il mio compagno, Arthur Harari, condividendo ogni scelta. Inoltre ci siamo affidati alla consulenza di un avvocato penalista per gli aspetti più tecnici del processo. Anche per il modo in cui funziona la giustizia in Francia, ho preferito un approccio diverso dalla spettacolarizzazione dei drammi giudiziari americani: il ritmo è meno frenetico e ho deciso di mantenere uno stile diretto e senza abbellimenti. Non volevo un film troppo rifinito e prevedibile”.

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