[rating=4] Noam Murro, è il regista di 300-L’alba di un impero, film tratto dalla graphic novel “Xerxes” di Frank Miller, e sequel dell’apprezzatissimo 300 (2006).
Le vicende narrate avvengono in concomitanza alla disfatta dell’esercito di Leonida, re di Sparta, ucciso alle Termopili durante lo scontro contro l’esercito persiano, insieme ai suoi 300 fedeli e coraggiosi uomini. Dall’antefatto sappiamo che durante i primi scontri contro i persiani, lo stratego ateniese Temistocle, uccide con una freccia il re Dario, mettendo fine temporaneamente alla guerra. Il suo gesto, scatena l’ira di suo figlio Serse, che bramoso di vendetta e istigato dal comandante della flotta persiana Artemisia, viene trasformato da un potente e antico rito in un Dio. Accecato dalla vendetta scaglierà le sue truppe contro le città-stato greche, in una guerra che porterà morte e distruzione. Temistocle, dopo aver riunito tutto il suo popolo contro il nemico, chiederà l’aiuto della regina Gorgo, in lutto per la morte di Leonida, ma ella rifiuterà categoricamente di aiutare il popolo greco. L’eroico comandante dovrà quindi fermare in tutti i modi l’avanzata della crudele e spietata Artemisia e del suo enorme esercito, mentre confida in un ripensamento della regina spartana.
300-L’alba di un impero, è uscito il 6 marzo nelle sale italiane e nei primi quattro giorni ha incassato 2.401.412 di euro al botteghino. E si può certo capire il perché; già a partire dallo stile, che riprende in tutto e per tutto quello del precedente 300, riflette pienamente la tecnica fumettistica del grande autore Frank Miller. A rimarcare ciò, l’uso dei toni scuri nelle scene marine, alternate a quelle forti e sature ambientate sulla terraferma. I colori brillanti, i riflessi del placido mare la notte prima della battaglia, si fondono con i colori del cielo creando una tela ricca di contrasti di luci ed ombre, alternati ad immagini con sfondi tendenti quasi al nero assoluto nelle notturne, sono totalmente antinaturalistici, ma funzionali anche rispetto alle scene di tensione e battaglia. Colpisce la differenza della calma del luogo dove sono accampati i greci e la forte tensione emotiva degli stessi. Viceversa, durante le scene d’azione, dove imperversa il combattimento, la natura infuria contro l’uomo, senza fare distinzioni, colpendo entrambe le flotte con la potenza delle gigantesche onde marine. A rendere le cose ancora più eccezionali, le musiche (carica di adrenalina è soprattutto la traccia finale che accompagna i titoli di coda) ad opera di Junkie XL.
Uno stile davvero mozzafiato insomma, quello di Noam Murro, che riesce a non alterare i concetti visivi di cui abbiamo goduto nel primo film. Dal punto di vista interpretativo, notevole è la performance di Eva Green, nei panni (dai forti accenti dark, che ritengo però piuttosto stonati nel contesto della storia) della sadica e sexy Artemisia, che ha incamerato perfettamente lo stato d’animo e le vicissitudini patite dal suo personaggio dopo una terribile tragedia che ha visto la morte della sua famiglia per mano di alcuni opliti greci, e l’odio verso la sua patria natia, la Grecia appunto, che l’ha spinta a diventare una potente e feroce guerriera, fedele alla Persia, l’unico modo per poter finalmente ottenere vendetta. Una donna forte e sicura di sé, nata per comandare e uccide a sangue freddo, devota al defunto re Dario, reclamerà il sangue dei suoi nemici senza risparmiare alcuno.
Il film non rispecchia affatto la verità storica sulle vicende delle Guerre Persiane, ma ciò è piuttosto irrilevante, ai fini del messaggio e della visibilità estetica della pellicola. Quello che è da capire è la volontà del regista di seguire il fortunato successo del primo film e cercare di amplificare i tratti caratteristici del romanzo grafico di Miller (a cominciare dagli effetti splatter come il sangue che schizza in maniera poco realistica, di cui un esempio si può ritrovare nel noto film Sin City, evidente nonostante il netto contrasto in b/n ripreso dall’omonimo fumetto).
Il concetto chiave della storia, che alcuni potrebbero pensare riguardanti l’indipendenza e la forza delle donne, è invece consequenziale e molto vicino a quello che guida le vicende di 300, sebbene in questo sia comunque inserita la micro-tematica citata poc’anzi. Dopo l’orgoglio spartano sono ora sono in gioco i valori di libertà, amore per la propria patria, desiderio di vittoria; queste idee cardine, spingeranno il popolo greco ad unirsi e a lottare contro il terribile quanto grottesco Serse, (Rodrigo Santoro), un uomo illuso di essere un dio invincibile, assetato di potere, ma totalmente alla mercè degli eventi. Egli è solo con il suo innumerevole esercito, mentre tutti i greci sono insieme e pronti a difendere ciò che più amano, la loro libertà, sia come individui che come città-stato, o pòlis. Più in generale, il concetto può essere esteso ad ogni popolo desideroso di mantenere la propria indipendenza.
Temistocle, interpretato da Sullivan Stapleton è in questo senso l’emblema di tale ideologia, come lo era il valoroso ma sfortunato Leonida. Un uomo che crede nei valori simbolo della sua terra, pronto a morire per difendere i suoi uomini e il suo popolo, scaltro stratega e un comandante eccellente, in grado di intuire immediatamente come aggirare ogni ostacolo; è sicuramente un personaggio che trasmette sicurezza, nel quale riporre tutte le proprie speranze. Anche se la figura della regina Gorgo (interpretata dall’affascinante Lena Headley) ci travolge con tutta la sua straordinaria bellezza e aggressività solo verso la fine della pellicola, nei piccoli momenti in cui siamo immersi nel dialogo tra lei e Temistocle, che tenta di convincerla ad allearsi con i greci contro il nemico comune, possiamo godere di tutta la sua regale figura e del suo portamento fiero, che fuoriesce anche dal modo in cui si pone dinanzi al suo interlocutore, che al suo confronto, perde tutta quella sicurezza di cui è così carico.
Ed è così dunque che tutto si fonde in un unico grande dipinto: le eroiche gesta di Temistocle e del suo esercito fatto di pochi soldati e quasi tutti poeti ed artisti, l’immortale sacrificio degli Spartani alle Termopili, la ferocia in combattimento di Artemisia, dall’anima e la mente oscurate dal desiderio di vedere Atene bruciare, il coraggio dei greci, padri e figli che combattono fianco a fianco e il tempestoso mare a fare da sfondo alle battaglie, che ingloba tra le sue torbide acque le due flotte nemiche, in un’armoniosa quanto mortale danza.
Un film da capire e da godersi fino all’ultima immagine, senza stare troppo a riflettere su cosa sia effettivamente vero e cosa no. Tutto questo è 300- L’alba di un impero.