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C’è ancora domani, un atto d’amore verso le donne

Il piccolo capolavoro della Cortellesi conquista pubblico e critica

Paola Cortellesi è Delia, in "C'è ancora domani".

A qualcuno forse piacerà ricordarlo come il film dei record, visti gli incassi in continua ascesa, i premi, i consensi della critica, gli stacchi di pubblico sui filmoni americani concomitanti in sala. Ma tanto per citare pure una delle canzoni presenti nel film, si potrebbe parlare piuttosto di un piccolo miracolo. Già perché nella Roma notturna e “miracolosa” di Lucio Dalla, questa stella la si riconosce subito ed è lo stesso per tutti: da quelli col colletto inamidato, alla signora che pulisce le scale, passando per giovani studenti, operai, pensionati.

Tutti, ma in special modo le donne, hanno accolto l’opera prima della Cortellesi dietro la macchina da presa, come un omaggio, si sono sentite partecipi, tirate in causa, amate. Ecco C’è ancora domani è soprattutto un atto d’amore, verso l’arte, ma anche verso le donne, che in tante hanno affollato i cinema cittadini, anche quelli piccoli, di borgata, periferici come quello in cui l’ho visto io, dove non mi capitava di stazionare in certe file dai tempi di Titanic. Men che meno per un film italiano.

Ma cosa c’è di speciale in questo black and white femminista, che mescola neorealismo e musica contemporanea, effetti grafici e un cast stellare? C’è una grande cura, attenzione al dettaglio, ricerca e studio. Sarebbe riduttivo tuttavia parlarne in termini tecnicisti, sui quali d’altro canto altri critici prezzolati si sono già ampiamente soffermati; dal mio punto di vista è soprattutto un film di pancia, in senso neppure così lato, visto che racconta anche del rapporto madre-figlia.

Protagonista assoluta della pellicola, prodotto di una squadra di talenti nella recitazione, nella fotografia, nella musica, nei costumi, nel montaggio: è l’emozione, quella vera, autentica, che uscendo dalla sala ha rigato le guance del pubblico quasi come un lavacro liberatorio. Qua non c’è traccia né di melodramma ostentato, costruito, né volontà maldestra di emulare grandi artisti o pellicole del passato, c’è solo una storia, genuina, popolare, in cui chiunque può riconoscersi e lasciar scendere “a bocca chiusa” lacrime sincere.

La famiglia Santucci in "C'è ancora domani"
La famiglia Santucci in “C’è ancora domani”

Delia, la protagonista, interpretata con dolcezza, intensità e ironia da Paola Cortellesi, vive una vita di schiaffi e abusi verbali, incastrata dentro una famiglia patriarcale che normalizzava le botte in casa, gli insulti, i tradimenti. Ma Delia corre lo stesso operosa e determinata, a vincere silenziosamente una battaglia che spiazza e spezza lo spettatore, che crede di seguire tutto un altro plot di fughe amorose e finali improbabili.

Ecco invece che arriva la svolta e quella piccola inutile rivoluzione che credevamo consumarsi in un allontanamento sì dalla violenza del marito, ma anche dai figli innocenti, si trasforma invece una rivendicazione di esistenza, dignità, diritto fondamentale che non può non segnarci nel profondo. Labbra serrate sì, ripulite dal rossetto che ancora una volta veniva demonizzato (non solo) in sede istituzionale (ahinoi ottant’anni fa come oggi), ma fieramente libere di avere una “voce”.

Menzione speciale per questo quadro corale di attori che giocano a rendersi memorabili: Ivano (Valerio Mastandrea) il marito dalla mano pesante, che danza d’improvviso fra un casquè e uno “sganassone”, un tempo sostituito da fiori e carezze nella versione “ringiovanita” digitalmente, Nino (Vinicio Marchioni), meccanico dall’animo romantico, Sor Ottorino, un Giorgio Colangeli che semplicemente esiste in tutta la sua grandezza, la Marisa di Emanuela Fanelli, con quel timbro inconfondibilmente adorabile, la Sora Franca (Paola Tiziana Cruciani) che rivendica la sua firma di donna proprietaria di negozio, Giulio (Francesco Centorame) il fidanzatino da “red flags” e in ultimo lei: Marcella, (Romana Maggiora Vergano) è nel suo sguardo finalmente complice con quello della madre, che può dirsi contenuto l’intero film. Poi naturalmente tutti gli altri, le signore del cortile, il soldato americano, la famiglia dei consuoceri “trimalcioniani” nella scena del pranzo domenicale.

Funziona tutto. Pure la regia, coraggiosa e piena di onestà intellettuale, anche nella scelta dei brani non originali della colonna sonora, che rendono il film una piccola perla di modernità, contenuta dentro un elegante abito vintage. Ce ne fossero di ibridi così ben riusciti! Chapeu alla sceneggiatura di Furio Andreotti, Giulia Calenda e della stessa Paola Cortellesi, il cui tocco attento e minuzioso si coglie in ogni fotogramma, regalando al primo piano di Delia fra la folla di donne in municipio un’iconicità indimenticabile.

Negli anni intorno al futuro boom economico del paese, Laterza stampava “L’italiana in Italia”, in cui la giornalista e suffragetta Anna Garofalo, omaggiata nel film con una citazione, riportava in parte la sua esperienza nel ’44 alla radio, come conduttrice della trasmissione “Parola di donna”, voluta dagli alleati. Il testo non è stato mai più ristampato, ma contiene un passaggio che forse oggi più che mai giova ricordare: “Una delle libertà più difficili da conquistare è quella dalla paura” e aggiungeva che per le donne il compito è ancora più arduo, a causa della struttura paternalistica della società italiana, che le vuole assoggettate allo stato, alla famiglia, al datore di lavoro e alla chiesa. Era “solo” il 1956.

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Sceneggiatura
Attori
Scene e costumi
Musica
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ce-ancora-domani-un-atto-damore-verso-le-donneC'è ancora domani <br>Sceneggiatura: Furio Andreotti, Giulia Calenda, Paola Cortellesi <br>Regia: Paola Cortellesi <br>Con: Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Vinicio Marchioni, Giorgio Colangeli, Romana Maggiora Vergano, Francesco Centorame, Lele Vannoli, Paola Tiziana Cruciani, Yonv Joseph, Alessia Barela, Federico Tocci, Priscilla Micol Marino, Maria Chiara Orti, Silvia Salvatori, Mattia Baldo, Gianmarco Filippini <br>Scenografia Massimiliano Paonessa, Lorenzo Lasi <br>Costumi: Alberto Moretti <br>Trucco: Ermanno Spera <br>Musiche originali: Lele Marchitelli <br>Fotografia Davide Leone <br>Montaggio: Valentina Mariani <br>Effetti speciali: Franco Galiano <br>Montaggio: Valentina Mariani <br>Produzione: Wildside, Vision Distribution

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