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Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono: la Casa di Petrarca ad Arezzo

La casa dove è nato il poeta aretino amico di Boccaccio, il 20 luglio 1304, è un museo aperto al pubblico

Petrarca nacque ad Arezzo, nel Borgo dell’Orto, proprio dove sorge la Casa che ora è diventata un museo aperto al pubblico. La nascita ad Arezzo non fu “per caso”. Suo nonno Parenzo fu il notaio del Vescovo Guglielmo Ubertini per trent’anni; suo padre, Ser Petracco, aveva studiato nello “Studium Generale ” della cittadina toscana. Petracco era molto amico di Dante Alighieri e furono esiliati insieme da Firenze. Vennero ad Arezzo, furono ospiti della famiglia Ubertini nel Borgo dell’Orto, vicolo dei notai nell’Arezzo del XIII secolo. Quando Francesco Petrarca nacque ad Arezzo, lunedì 20 Luglio 1304, probabilmente Dante Alighieri si trovava lì.

In questa casa il Petrarca non visse però, la sua infanzia la passò altrove, nell’abitazione ad Incisa Valdarno. L’edificio attuale risale al XVI secolo e per molti anni è stato una dimora privata, in seguito è divenuto la sede della Questura di Arezzo, che qui è rimasta fino al 1926, anno in cui la casa fu restaurata ed in quell’occasione vennero alla luce tracce di una costruzione precedente forse risalente al secolo XIII, visibili nelle strutture architettoniche al piano superiore. Più volte Francesco Petrarca dichiarò di essere nato ad Arezzo, per esempio nell’epistola Posteritati, nell’epistola Senili VIII,1 a Giovanni Boccaccio e in quella al giovane giurista Giovanni Aretino, in cui affermò di essere nato in vico intimo, cioè nel cuore della città. Aggiunse anche una notizia curiosa: tornando da Roma, in occasione del giubileo del 1350, si fermò ad Arezzo, dove i suoi concittadini gli fecero una festante accoglienza e lo condussero a vedere la sua casa natale; le autorità cittadine avevano vietato al proprietario di apportarvi qualunque modifica.

Ora la Casa è di proprietà dell’Accademia Petrarca di Lettere Arti e Scienze di Arezzo. Prima di entrare, proprio di fronte alla casa, troviamo il Pozzo di Tofano, accennato nel Decamerone di Boccaccio.

Nel chiostro all’ingresso c’è una lunga iscrizione in latino, del 1810,  sul muro, che celebra il poeta e ricorda la sua nascita in quel luogo. Il 1810 è l’anno in cui venne fondata l’Accademia Petrarca per volere della granduchessa di Toscana Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone. Sulla destra invece, ci sono cinque sculture che l’artista statunitense Grey Wyatt ha donato recentemente all’Accademia.

Nel salone d’ingresso ci sono quattro grandi quadri: la Cena in Emmaus di Francesco Barbieri, pittore della Bottega del Guercino; Mosè e Aronne, di Giandomenico Cerrini; due tele di Slavi Castellucci, pittore aretino allievo di Pietro da Cortona, rappresentanti Angeli con strumenti della passione.

Poi si entra nel vivo della casa. La prima sala a cui si accede è quella che raccoglie cimeli e materiali petrarcheschi e un pannello con i passi dell’Epistolario in cui Petrarca parla della sua nascita ad Arezzo e della sua visita nel 1350: “Nell’anno mille trecento quattro, a’ dì venti di luglio… nella città di Arezzo, nel borgo, come dicono, dell’orto, esule io nacqui”.

Accanto c’è una sala audio video in Claudio Santori, con un filmato, illustra la storia e il contenuto della casa. Da guardare all’inizio.

Poi ci sono tre sale consecutive, collegate tra loro. Nella Prima Sala c’è una grande tela al centro con alcuni libri di contenuto petrarchesco provenienti dalla Libreria Redi. I volumi sono disposti in ordine cronologico: c’è un incunabolo del 1497 e libri dei secoli XVI, XVII e XVIII. Sono volumi legati al petrarchismo, movimento culturale italiano che influenzò la lirica inglese, francese e spagnola del XV secolo e autori italiani come Pietro Bembo, che esaltò il modello petrarchesco come esempio perfetto di poesia lirica.

 

 

 

Nella Seconda Sala è esposta una raccolta numismatica che comprende 250 monete etrusche, greche, romane, bizantine e tardomedievali. Risalgono ad un periodo compreso tra il IV secolo a.C. e il XVI secolo d.C.

La Terza Sala ospita una teca con libri antichi tra cui quelli di Francesco Redi o da lui posseduti.

Tutta la Casa mostra l’importanza della figura del poeta e della sua opera nella letteratura a lui contemporanea e successiva sia per la ricerca linguistica sia per i contenuti.

La visita termina con il balcone che si affaccia al Parco dove, tra gli alberi, s’intravede il monumento al poeta, che celebra anche l’opera del Canzoniere, rappresentata tramite varie simbologie: “chiare, fresche  dolci acque”, che si riversano realmente nella vasca posta sul lato frontale del monumento. Un altro episodio è rappresentato dalla decorazione della spada romana affondata in un groviglio di serpi, con chiaro riferimento all’ “Africa doma dalle itale spade”.

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