Home Teatro Jansi l’anima “sbagliata” della Joplin

Jansi l’anima “sbagliata” della Joplin

[rating=4] Adriano Marenco giovane autore di “Jansi la Janis sbagliata” testo edito per Progetto Cultura e già vincitore del premio Inventaria 2014, porta in scena dopo l’esordio al Fringe Festival di quest’anno la “sua” Janis, “Jansi”, l’anima sbagliata e maledetta della cantante soul più amata degli anni ’70.

Sul palco nel buioi acceso solo dagli occhi degli spettatori non c’è la versione pubblica di Janis Joplin, né quella privata fra droghe e d eccessi, ma c’è Jansi, la vocina oscura, macabra, ironica, dolorosa e soprattutto inquieta che ha animato i 10.120 giorni di vita della “bianca più soul di un nero”. Jansi si veste di piume e lustrini, braccialetti, collane, è “Pearl”, con quegli occhiali tondi che ne hanno fatto un’icona, ma non di lei, dell’altra, quella famosa. Jansi si rotola nel fango, emerge dalla terra, riesumando da un water fuxia i ricordi di una vita disordinata ma sempre alla ricerca, famelica di libertà e affermazione; si scola il suo Southern Confort, unico forse amico fedele, parla col suo piede, sente le voci di qualcuno che chiede di comprargli una mercedes, sì una mercedes, l’altra si è comprata una porche invece.

E’ terribilmente affascinante questa declinazione metafisica di Janis Joplin quella per cui domani in fondo “è sempre lo stesso c…. di giorno”, lei che si dispiace perché un peccato dopotutto morire due settimane dopo Hendrix, Jansi che sbraita, gioca, si redime e poi si offende, piange e torna a ridere in un battito di ciglia. Elogio dell’imperfezione, della “cicciona brufolosa” che aveva stregato Woodstock, ottimante resa dalla brava Valentina Conti per la regia di Simone Fraschetti. Bel gruppo questo di Patas Arriba, da tenere sott’occhio, con la loro visione “sottosopra” di un teatro che sperimenta e osa. Bravi!

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