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Il sogno di Nietzsche

Al teatro Stanze Segrete di Roma una singolare prospettiva sul filosofo Nietzsche. In scena fino al 18 marzo.

Era il 1888 quando Nietzsche scriveva “Ecce homo. Come si diventa ciò che si è”, la sua autobiografia filosofica, rivelando al mondo intero una profonda disperazione.
A 130 anni dalla sua pubblicazione, Ennio Coltorti riporta in scena parte del travaglio umano di uno dei più grandi filosofi di sempre, mostrando allo spettatore uno scorcio della vita di Nietszche e della sua utopia sentimentale.

Nel 1882 il filosofo tedesco, spinto dalla curiosità istillatagli dall’amico Paul Rée, incontra Lou Salomè, un’ affascinante donna russa e ne resta impressionato. Ma Lou non vuole legami, perché per realizzare se stessa vuole essere libera. Propone ai due amici una singolare soluzione: una “trinità” di amici, loro, che condividono alla pari, al di là del sesso, la passione per lo studio e la filosofia, vivendo insieme. Mentre Paul, segretamente innamorato dell’amica, rispetta la sua decisione, Nietzsche, lo stesso strenuo combattente della moralità borghese, desidera che Lou diventi sua moglie e non ne accetta la volontà.Mostrando così egli stesso, tra lucidità e disperazione, il baratro che separa la riflessione filosofica dall’esistenza quotidiana.

Portare la filosofia a teatro è impresa ardua, scegliere Nietzsche quasi follia, eppure tutto funziona perfettamente, dal testo alla regia, passando per l’allestimento scenico e arrivando agli attori. La regia di Coltorti è misurata e curata nel dettaglio, sfrutta lo spazio in maniera eccellente. Crea un’atmosfera rarefatta, in cui le voci si confondono con le immagini riflesse negli specchi, donando prospettive inaspettate. Inoltre dirige con mano sicura se stesso e i suoi bravi attori, Emiliano Coltorti – Paul Rée e Adriana Ortolani – Lou Salomé di cui non un gesto appare superfluo. Tutto così fluisce: le lettere che i tre si scambiano, le riflessioni filosofiche, i dialoghi e i flashback e lo spettatore è totalmente immerso in questa dimensione quasi sospesa.

A sottolineare l’inizio e la fine di questo “sogno” circolare è Chopin, sulle cui note ci sarà l’ultima amara confessione di Lou: “il mio progetto è fallito, nessuno vede nella donna un’amica, ma soltanto una moglie e un’amante”. E così, come una novella Nora, delusa ma non vinta dalla realtà, abbandona definitivamente la scena.

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