Home Teatro E’ amaro vivere …”Prima di andare via” al Teatro Piccolo Eliseo

E’ amaro vivere …”Prima di andare via” al Teatro Piccolo Eliseo

Fino al 27 maggio a Roma per la regia di Francesco Frangipane.

Una tavola imbandita, i cinque componenti della famiglia, forse su un terrazzo viste le sagome di infissi che caratterizzano la scena, siedono intorno. Si parla del più e del meno, di viaggi, di paesi esotici, di esterofilia: Elena un pò dissacrante e un po’ anticonformista, Marta che spesso non condividendo l’asseconda, la madre ossessiva per qualsivoglia problema di salute, basta che Francesco il figlio dica che la gamba già dolorante ancora gli duole per consigliare di rivolgersi al dottore. E a capotavola il papà premuroso e caloroso che tutto sovrintende e controlla. Chi non parla ed è assente alla conversazione è proprio il figlio, “Io domani non ci sarò più” esclama.

Il messaggio sulle prime non è chiaro e quando il padre chiede, “E’ amaro vivere senza di lei…” è la risposta. Non gli va di rassegnarsi e soffrire ogni giorno di meno, man mano che passa il tempo fino a restare vedovo e con agli occhi sempre lei, nell’attesa che la sua assenza si trasformi in indifferenza. Si vuole togliere la vita e lo comunica prima di andare via, con abile interpretazione Filippo Gili attore ed autore del dramma. Il silenzio piomba inesorabile: la madre riassetta la tavola, Elena va in bagno, Marta si alza e unico grandissimo Giovanni Colangeli di medesimo nome anche nella storia, nelle vesti del padre cerca di creare un dimezzamento della sofferenza del figlio, stimolando in ogni modo il suo sfogo fino a farlo meditare che non è il primo caso di persona che rimanga senza moglie. E che esistono tanti altri casi dove la nuova vita è comunque degna e ricca di soddisfazioni e di energie.

Brava Michela Martini nell’intavolare un’affettuosa situazione di interazione intellettuale e sentimentale, con Francesco. E’ perfetta nelle confidenze fratello-sorella, che, sempre cariche di energia, sottolineano i momenti di passaggio in famiglia. Il padre richiama a tavola tutti e come se nulla fosse propone un viaggio e decide di prenotare per tutti perché nulla cambi e perché anche colui che si sente solo sia “insieme” alla sua famiglia. Amore paterno che nulla può, e se il punto fermo nella discussione è le ferale notizia, il movimento è perimetrale alla scena intorno a questo “Io domani non ci sarò” che diviene il centro della vicenda.

Restano le sedie, i commensali e una sedia vuota, tutti nelle stesse posizioni senza la tavola, ovvero senza il motivo conviviale, nella speranza che chissà prima o poi alla porta proprio il dipartito bussi. Lo spettacolo è triste ma ben fatto, grazie ad un’attenta direzione quella di Francesco Frangipane, nell’alternare silenzi e ritmo laddove un testo così particolare ne richieda dosaggio preciso delle due peculiarità e l’applauso degli spettatori conferma l’apprezzamento.

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