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Beatrici, o indovina o aspetti che Dante ti dica si di Stefano Benni al Teatro della Forma

Fino al 12 maggio a Roma per la regia di Barbaro Rosso.

“Tant’onesta e tanto bella pare….” Ma se non sai che pare sta per appare gli hai fatto una bella presentazione all’amica tua dice Corinna Angiolino che interpreta molto bene Beatrice un’indovina con linguaggio Dantesco in attesa del si del sommo vate “canappione” come lo chiama leri per via del naso aquilino ma molto più distratta e attratta dal “sidrone”, la cocacola ai tempi dell’Alighieri, ciò che il calciatore della fiorentina sotto casa sua malcela negli allenamenti, visti i pantaloni dalle forme evidenti dei giorni nostri.

Ma Beatrice può anche essere la direttrice dei casting, veramente impeccabile e con l’arte nella manica Barbara lo Gaglio: La Presidentessa è il ruolo, nel suo monologo e mentre sciorina la lista dei candidati, dei loro ”desiderata” e delle loro attitudini cucina e in pentola bolle e sobbolle una minestra di avanzi di frigo ovvero di “esuberi”: nella vita privata o pubblica di quello si occupa.

La scena è scarna ma molta cura c’è nella scelta cromatica dei banchi, rossi e nero dei sette monologhisti veramente bravi, in una regia senza sbavature interpretative a firma Barbara Rosso. Tutte donne ad eccezione di Pietro Ruggeri smocking bianco ampio, farfallino rosso e tutto in nero. L’ampiezza giustifica il volo, il ruolo di Volano, se no i suoi uccelli nella mimica che lo caratterizza come potrebbero volare. Si Beatrice può essere la musica che accompagna la sera di persone sole, arrese all’idiozia che propina loro la televisione unica compagna di vita, nelle ore nostalgiche della giornata e pronte a buttarsi giù dalla finestra se non fosse che un grande battito di ali fortunato, non le mette in salvo. Questo interpretato magistralmente dal citato attore.

Ma Beatrice può essere la lolita Annalisa Giannandrea quando immancabilmente al cellulare con fare consono a La Mocciosa che veste comunica alla sua amica che Federica e Kevin si sono lasciati e pensare che stavano così bene insieme. Ella, che al fiume sforata nelle intimità posteriori a vista, ha fatto suo quel popò di maschione. E la vicenda si fa scena in questo ennesimo monolgo.

“…non le voglio quelle medicine…che ti interessa sapere la mia età?….” e lo grida. Beatrice può essere la barbona o La Vecchiaccia, Giada Acquaro, recuperata dalla strada che in circa 45 minuti con doviziosa attenzione recitativa, nonostante la lunghezza del suo testo, delizia e tiene vigile, visto il ritmo, il pubblico con la sua vicenda. Ma Beatrice è la licantropa o la lupa, ancora Corinna Angiolino, tutta in nero occhi corvini ama il sangue e per finire è Suor Filomena, che ancora avrà fattezze di Annalisa Giannandrea, messa in convento perché figlia di una famiglia numerosa, con poche possibilità, ma comunque carica di desiderio simpaticamente e blasfemicamente espresso nella sua dialettica maliziosa sempre in rima. Sette monologhi per il testo di Stefano Benni, di impeccabile messa in scena e carismatico appeal sul pubblico.

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